Le civiltà senza alcun dubbio, checché ne vogliano gli assatanati di Pontida, hanno una matrice orientale. Nel mondo animale gli scambi, si può dire, culturali seguono un continuo sviluppo evolutivo e sono controllati da madre natura nel loro divenire.
Dell’animale uomo nel mondo attuale, in riferimento al suo bipolarismo sociale-asociale, si ha la netta impressione che diventi invece col suo comportamento alienante ed alienato nella comunità di cui fa parte, un anello determinante della catena di diffusività contagiosa che gli esperti definiscono zoonosi.
Esempio acclarato recente: la cosiddetta influenza del cammello, in barba ai poveri pipistrelli e pangodini di un tempo non molto lontano, trasmessa, ci dicono ahimè, e diffusa proprio dai tanti tifosi (e della parola tifo si capisce la sommatoria contagiosa) che hanno preferito recarsi in groppa ai gobbuti mammiferi per tifare, appunto, la loro squadra del cuore addirittura nel Quatar; quasi a voler dare uno schiaffo morale alle multinazionali del petrolio, che si leccavano i baffi, vista la risorsa energetica che le anima, rispettando un atavico mezzo di locomozione di quei territori!
Nasce un dubbio: ci sarà forse sotto sotto (scusandoci per l’iterazione) un qualche feeling con quelle farmaceutiche?