Un’analisi folclorica, iconica e sociologica del Presepe

Alla rappresentazione della Natività nel mondo cristiano attraverso i secoli e le testimonianze fornite in larga parte dallo sterminato patrimonio artistico di cui dispongono chiese e musei, si riallaccia la tradizione popolare del presepio e ci permette delle considerazioni sul linguaggio che le diverse raffigurazioni scenografiche siano state in grado di trasmettere. Anche il cosiddetto presepio domestico, oggi purtroppo marginalizzato per una presunta rozzezza formale e poco attraente sul piano estetico, richiede invece una maggiore attenzione e andrebbe considerato per gli elementi che entrano in gioco: dall’abilità, fantasia e capacità espressiva nella costruzione di un presepe artigianale che aveva un ben definito significato sociale ad imitazione di quello d’arte, in particolare nella prima metà del secolo scorso. Una tradizione ininterrotta in contiguità con quella assai elaborata come a Napoli, Puglia, Sicilia, Liguria o in altre regioni come la Toscana, in particolare Lucca, con un ben articolato scomparto artigianale nella produzione di statuine destinate a ricrearne in un ambiente domestico la scenografia, attraverso figure e personaggi canonici, nel loro simbolismo e significato nell’immaginario popolare. La Storia dell’Arte ci aiuta a comprendere il messaggio più strettamente legato alla rappresentazione pittorica della nascita di Gesù cui i vari committenti prestavano grande importanza per ciò che riguardasse il messaggio da trasmettere, in armonia con i testi della Sacra Scrittura e loro interpretazione secondo la dottrina cristiana.   

Nella rappresentazione popolare del presepio si mescolano invece altri elementi iconici che si riferiscono all’aspetto sociale dell’evento, e pur nella loro staticità hanno nel contempo una propria dinamicità temporale e dànno, attraverso l’immagine coreografica, uno spaccato di vita quotidiana nella tradizione popolare natalizia, un vero e proprio flash.  Tipologie varie di pastori, zampognari, donne e bambini che portano doni al Bambin Gesù, il legnaiolo che si riposa, il pastorello dormiente Benino secondo la tradizione napoletana, Durmian secondo quella bolognese, la lavandaia vicino a una fonte e tante altre figure.  

Nella nostra società contemporanea, tale tradizione è andata poco a poco a inaridirsi fino a quasi scomparire in un deleterio sincretismo consumistico con la paradossale sovrapposizione se non addirittura sostituzione di un barbuto personaggio con la barba bianca che corre all’impazzata su di una slitta trainata da renne, sponsor di un intruglio da bere per giunta light,col pretesto di portare regali, solo e univoco simbolo di una becera massificazione pubblicitaria! In definitiva quest’analisi delle varie rappresentazioni presepiali, certamente legata alla tradizione cristiana, non ha nulla da spartire con i frenetici e abulici ritmi che oggi caratterizzano nel mondo occidentale il Natale, una pura espressione di socialità festiva figlia del consumismo, che si vuol far passare come ipocrita invocazione della pace in un mondo dilaniato da conflitti insensati nonostante le insopportabili, abbaglianti e inquinanti luminarie che confondono la visione della realtà!

Michele Vista
Michele Vista
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