La mitologia del mondo classico è un sistema coerente e organico, alla cui efficacia letteraria hanno attinto e preso spunto tanti autori. Attraverso il mito è possibile un racconto della storia dell’umanità e del cosmo dalle origini.
Il mondo greco ci ha permesso di conoscere antiche civiltà della Mesopotamia a partire dal primo poema epico che si conosca: L’Epopea di Gilgamesh, un re dalla duplice natura divina ed umana. I poemi Omerici dell’Iliade e Odissea, la Teogonia di Esiodo ed i Dialoghi Platonici, ne offrono numerose testimonianze. In particolare nel Timeo, la narrazione che il Demiurgo fa dell’universo planetario, della sua creazione e dello scorrere del tempo usando il linguaggio del mito che, in linea di principio, procede per generalizzazioni, quasi con la stessa sinteticità della moderna tecnologia. Un siffatto linguaggio, benché possa a volte apparire ambiguo, può essere usato come veicolo per trasmettere conoscenze concrete indipendentemente dal grado di consapevolezza delle persone che nella realtà narrano le storie, le favole o altro.
La miriade di personaggi presenti nei miti dell’antichità classica greco romana o di altri mondi dall’Islanda alla Cina o all’America precolombiana è possibile vederli nelle loro varie sfaccettature e comportamenti e trovarne persino un aspetto normativo moraleggiante, se non proprio educativo, che potesse aiutare ad accettare la realtà del vivere quotidiano, quasi una religione ante litteram. In un contesto mitologico la superstizione e la profezia potevano benissimo avere una loro ragion d’essere. Nel mondo in cui oggi viviamo, queste ultime diventano insignificanti, o finalizzate in negativo: nulla è impossibile ma estremamente improbabile che accada! La natura ha una sua realtà contingente ed oggettiva, l’uomo può solo indagarla relazionandosi ad essa in qualità d’osservatore e con i limiti che la stessa Madre Natura o Ente Supremo, che dir si voglia, gli ha concesso, altro che giocare a dadi di Einsteiniana memoria!