Il decreto di tre soli articoli è già “arrivato” in Gazzetta e il blocco alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura è già operativo. Uno scossone che spaventa sindacati e imprese. Quasi tutti concordi sul fatto che le misure urgenti approvate in consiglio dei ministri aprono, di fatto, la crisi del comparto e della filiera delle costruzioni con impatti potenzialmente devastanti.
«Il blocco bonus edilizi affossa famiglie e piccole imprese»
La scellerata scelta del Governo di centro destra di bloccare i bonus edilizi af-fossa famiglie e piccole imprese non solo del settore edile ma di tutta la filiera costruzioni con conseguenze di gravissimo impatto economico e sociale. Ad affermarlo è il consigliere della Provincia di Potenza Carmine Ferrone per il quale politicamente si registra una contraddizione perché si stoppa il tentativo annunciato dal Presidente Bardi secondo il quale la Regione avrebbe voluto procedere all’acquisto dei crediti fiscali delle banche derivanti dai bonus edilizia, da utilizzare in compensazione dei propri debiti fiscali. Per Bardi – aggiunge – non sarà facile spiegarlo ai lucani dopo aver alimentato aspettative e non sarà facile far finta di niente nei confronti del Governo “amico”. Si sottovalutano fortemente due aspetti: almeno un migliaio di ditte artigiane o comunque pic-cole imprese della provincia di Potenza saranno costrette a chiudere e a mettere in cassa integrazione se non licenziare alcune migliaia di lavoratori; centinaia di condomini a cui aggiungere altre centinaia di proprietari di casa, sempre in provincia di Potenza, non sanno cosa fare per garantire l’ultimazione dei lavori. A meno che il Governo non pensi che debbano essere i cittadini a farlo di tasca propria. L’alibi usato degli illeciti e dei brogli, tra l’altro sulla base di accertamenti dell’Agenzia delle Entrate nella nostra provincia, quasi del tutto inesistenti – sottolinea Ferrone – si smonta facilmente anche perché ci sono tutti gli strumenti per i controlli. Piuttosto si assesta un duro colpo ad un settore – quello delle costruzioni –vitale per il rilancio dell’economia e dell’occupazione e si introduce tra i cittadini un grave caso di mancato rispetto di norme di legge che dovrebbero garantire diritti e doveri degli italiani. Bisogna pertanto trovare soluzioni immediate ed adeguate.
«Intensificare e non certo bloccare o rallentare i progetti»
Il nuovo provvedimento del Governo sul “bonus 110” sta provocando difficoltà tra le imprese del settore costruzioni e conseguenze dirette sulle famiglie interessate che ci auguriamo trovino rapide ed efficaci soluzioni. E’ la posizione del Gruppo Cestari, presieduto dall’ing. Alfredo Carmine Cestari, che opera in tutt’Italia in progetti di efficientamento energetico e di produzione di energia rinnovabile.
Un pool di esperti lavora a Moliterno dove è insediato un Centro di Assistenza e di consulenza professionale.
Per combattere il “caro energia” causato dalla guerra in Ucraina, dalla dipendenza del nostro Paese dalle importazioni di materie prime e dalla volatilità dei loro prezzi, a partire dal gas, la strada più sicura ed efficace da percorrere – si sottolinea in una nota – resta quella di intensificare e non certo bloccare o rallentare i progetti del bonus 110. Il Gruppo Cestari – che opera in tutta Italia, dalla Calabria fino ad arrivare in Lombardia, con una trentina di progetti, in parte ultimati – continua la sua attività.
“Se raggiungessimo l’obiettivo del 70% di energia rinnovabile al 2030 – aggiunge Alfredo Carmine Cestari – la nostra dipendenza dalla volatilità dei prezzi delle materie prime calerebbe drasticamente, e di conseguenza anche il prezzo dell’energia elettrica. Per raggiungere questo obiettivo, tutt’altro che proibitivo, e noi ce la stiamo mettendo tutta, dovremmo installare 7 GW di nuova potenza rinnovabile ogni anno. Però a causa dell’eccesso della burocrazia riusciamo a realizzare solo 1 GW all’anno. A questo ritmo raggiungeremo l’obiettivo del 2030 al 2090. La leva più efficace per ridurre il prezzo dell’energia è colmare questa differenza”.
“Il Sud – dove si concentra il 40,2% delle energie pulite del Paese –continua Cestari – sta facendo passi avanti importanti sul piano dell’efficienza energetica dei processi produttivi e l’utilizzo di energie rinnovabili. Il Mezzogiorno vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie. Ma questo non è sufficiente. Le rinnovabili sono una grande ricchezza del Mezzogiorno. C’è da fare di più specie nei tempi di attuazione dei progetti in cantiere del Pnrr poiché la transizione energetica coniugata al risparmio, oltre a generare benefici ambientali, è un’occasione per creare valore e occupazione”.
Il Gruppo ricorda di aver riacceso l’attenzione, a seguito del devastante terremoto in Turchia e Siria, sulla detrazione del Sismabonus che è pari al 50% per le spese sostenute ed è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024. Con la proroga l’auspicio è la riattivazione di progetti tenuto conto che il patrimonio edilizio privato e pubblico in gran parte risale a prima del terremoto del 1980 e che almeno un terzo non ha beneficiato di interventi della ex legge 219/81 e che comunque siamo già oltre i 40 anni dei primi interventi realizzati con tecniche considerate superate dalla nuova tecnologia antisismica.
«Pronti a mettere in campo tutte le azioni di lotta che si renderanno necessarie»
La segreteria regionale delle Feneal-Uil Basilicata, in sintonia con quelle nazionale – informa il segretario Cosimo Paolicelli – segue con preoccupazione e grande attenzione gli sviluppi del provvedimento “bonus edilizia” per gli effetti diretti sull’occupazione del settore costruzioni e sui cittadini. Un comparto che anche per i programmi del PNRR è sempre più determinante per la ripresa economica e l’occupazione in Basilicata come in tutto il Paese.
Vito Panzarella, Segretario Generale Feneal-Uil, definisce “sbagliato” il provvedimento approvato senza confronto preventivo con le parti sociali in quanto “rischia di far tornare il Paese in recessione e che se non revocato provocherà da subito un effetto deflagrante sul settore, con la totale paralisi degli interventi di edilizia privata legati ai bonus in vigore, il fallimento di migliaia di imprese impegnate nel comparto e la conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.”
“Il testo in vigore cancella in toto quanto previsto dell’art.121 del DL Rilancio, sospendendo di fatto con effetto immediato la possibilità per i soggetti che effettuano le spese per le quali si possono ottenere bonus edilizi (Superbonus, Eco e Sisma, Ristrutturazioni, Facciate, ecc.) di optare per lo sconto in fattura o per la cessione del credito d’imposta.”
“Una decisione – prosegue la nota Feneal-Uil – che ancora una volta denota la miopia politica di un Governo che di fatto allontana l’Italia dall’Europa e la espone ad un enorme rischio. Vogliamo ricordare qualora ce ne fosse bisogno che l’Europa con l’ultimo aggiornamento della direttiva sul rendimento energetico degli edifici, ha chiesto a tutti gli stati membri di arrivare al 2050 con un parco edifici ad emissioni zero. Un obiettivo che evidentemente questo Governo non ha più intenzione di raggiungere, per non parlare dell’esigenza di adeguamento sismico e di messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio, all’indomani dell’immane tragedia che ha stravolto la popolazione turca e che dovrebbe far riflettere sulle priorità strategiche a tutela dei cittadini e della loro incolumità.
“Il CdM ha già concordato che le associazioni di rappresentanza delle categorie maggiormente interessate dalle disposizioni del decreto-legge saranno sentite dal Governo il prossimo 20 febbraio, ma il confronto dovrebbe essere esteso anche alle organizzazioni sindacali che rappresentano chi tra poco verrà licenziato e si troverà di nuovo senza un lavoro. Ma non è tutto – continua la Feneal-Uil – anche il nuovo Codice degli Appalti entrato nel rush finale sembra che stia per essere di nuovo cannibalizzato da volontà politiche che prediligono la deregolamentazione alla tutela del lavoro e alla sicurezza dei lavoratori. Infatti da quanto emergerebbe dai lavori delle commissioni anche l’art. 119 rischia di venire smantellato, che per i non addetti ai lavori si tratta dell’articolo che prevede oggi il rispetto del principio secondo il quale i lavoratori in subappalto debbano avere gli stessi diritti e trattamenti in pratica lo stesso contratto collettivo dei lavoratori dipendenti dell’impresa che appalta. Se questo principio venisse meno siamo pronti a mettere in campo tutte le azioni di lotta che si renderanno necessarie. Non possiamo più accettare che a pagare siano sempre i lavoratori che ogni giorno, anche a causa dell’assenza di controlli adeguati, perdono la vita sui cantieri”.
«La scelta del governo Meloni di bloccare le cessione dei crediti di tutti i bonus fiscali è irresponsabile»
“La decisione del governo di bloccare le cessioni dei crediti di tutti i bonus fiscali, a partire dal superbonus, è una scelta irresponsabile che manderà in crisi migliaia di imprese e di conseguenza potrebbe portare alle perdita di molti posti di lavoro. In Basilicata nel settore edilizio avevamo avuto una ripresa del 35% dopo la pandemia proprio grazie a questi incentivi, ma il rischio adesso è di sprofondare di nuovo nel baratro”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega. La norma introduce un divieto secco per Comuni, Province e Regioni e tutti gli enti che rientrano nel cosiddetto “perimetro della Pa” di acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione. “In Basilicata sia il governo regionale che alcuni Comuni, come Potenza – riprende Mega – avevano dato la loro disponibilità in tal senso. Il Comune del capoluogo di regione appena due giorni fa aveva approvato in giunta una delibera per l’acquisto diretto a sconto, da parte degli istituti bancari, di crediti di imposta da bonus edilizi, proprio per sbloccare i cosiddetti crediti incagliati e dare in sostegno a imprese e famiglie. L’intervento del governo Meloni è pertanto non solo inaspettato, ma inopportuno in un momento di crisi economica e sociale già così feroce e in una crisi emorragica di posti di lavoro, che andrà a colpire ancora una volta le fasce più deboli. Chiediamo al governo regionale della Basilicata una presa di posizione dura e decisa e che si faccia promotore, insieme alle altre Regioni, di un’azione di protesta contro una legge dannosa per le imprese, per i lavoratori e per le economie locali. La Cgil Basilicata – conclude Mega – si unisce alla mobilitazione lanciata a livello nazionale dal sindacato di categorie e aderirà anche sul territorio a ogni forma di protesta”.
«A grave rischio l’intero comparto edile»
Un colpo durissimo all’intero comparto dell’edilizia, un danno incalcolabile per famiglie e imprese”. È la reazione del presidente di Legacoop Basilicata, Innocenzo Guidotti, allo stop del Governo allo sconto in fattura e della cessione del credito imposto dal decreto legge n°11 del 16 febbraio. “Il Governo di fatto cancella, senza una motivazione comprensibile, queste misure che negli anni passati avevano ridato ossigeno al settore creando le condizioni di una inversione di tendenza, dopo tanti anni di profonda crisi, sia sul versante dell’occupazione che nella generazione di prodotto interno lordo”. “La decisione arriva proprio nel momento in cui, in Basilicata, si provava a concertare una soluzione sullo sblocco dei crediti, ovvero di acquisto da parte della Regione dei crediti derivanti dai bonus edilizi per alleviare le sofferenze di tante imprese del territorio”, commenta Guidotti. “Adesso, con questo provvedimento, si mettono in ginocchio un migliaio di imprese lucane. Il decreto è in vigore dal 17 febbraio, si attende ora la conversione in legge. Ci auguriamo – prosegue – che il Parlamento intervenga per sanare una scelta che sarebbe catastrofica per l’intero Paese, spingendo il settore verso un abisso e determinando altresì gravi ripercussioni per lavoratori e famiglie”. “D’ora in avanti, per i nuovi interventi edilizi – puntualizza il presidente regionale di Legacoop – si potrà infatti battere la sola strada della detrazione d’imposta per le spese direttamente da parte del consumatore, che il più delle volte non ha capienza fiscale per poterlo recuperare. Un vero terremoto sociale. Dopo aver inseguito le tante variazioni operative in materia di ecobonus, le imprese edili e quelle dell’indotto sono costrette a subire un ulteriore e improvviso cambio di rotta che sgonfia il mercato e aggrava il problema dei crediti incagliati. Non si comprendono le motivazioni che sono alla base di un’improvvida scelta che determinerà altresì migliaia di licenziamenti nel comparto edile e dell’indotto. Si faccia piuttosto un’analisi puntuale, chiara e trasparente dei costi reali degli ecobonus a carico dello Stato, che secondo tanti analisti sarebbero molto limitati, e degli effettivi benefici di carattere ecologico ma anche economico che riescono a determinare. E si ponga rimedio quanto prima – conclude Guidotti – a un errore che sarebbe devastante per tutti”.