Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Iren contro la sospensiva dell’Antitrust e aperto alle modifiche contrattuali unilaterali che comportano rincari in bolletta se il contratto è in scadenza. La sentenza tende una mano agli operatori, senza scardinare del tutto l’impianto dell’articolo 3 del decreto Aiuti-bis, che congelava gli aumenti fino ad aprile 2023, e di fatto passa la palla al Governo. Una decisione salomonica, insomma, che cerca di tutelare anche i consumatori vessati dal caro-bollette senza dimenticare le richieste degli operatori, alle prese con approvvigionamenti di materia prima aumentati di 6-7 volte nel corso dell’anno.
Il Consiglio di Stato ha accolto l’istanza cautelare e sospeso in parte «il provvedimento impugnato dall’appellante, recante un generalizzato ordine nei suoi confronti di sospendere ogni variazione nei contratti di fornitura, nei sensi e limiti di cui in parte motiva ossia ove riferisce tale ordine, certamente fondato normativamente quando si tratta di variazioni unilaterali, anche a fattispecie di aggiornamento prezzi per rinnovo di contratto scaduto». In altre parole, il Consiglio di Stato interviene sull’interpretazione estensiva del provvedimento Antitrust, giustificando gli aumenti quando si deve procedere al rinnovo del contratto luce o gas.
Soddisfatti gli operatori rappresentati da Utilitalia. «La delibera del Consiglio di Stato rappresenta un primo passo nella giusta direzione per chiarire la questione degli aumenti dei prezzi dell’energia previsti alla scadenza dei contratti, bloccati nei giorni scorsi dall’Antitrust», spiegano dalla Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, «ed evidenzia come una questione così strategica debba essere risolta attraverso una chiara decisione politica, e non a colpi di sentenze. Decisione, oltretutto, in linea con il Regolamento europeo in materia di caro energia (Regolamento UE 2022/1854) che prevede che se uno Stato interviene sui prezzi dell’energia, di fatto regolandoli, è tenuto a risarcire le imprese. Di certo il costo economico di limiti nazionali ai prezzi retail non può ricadere esclusivamente sulle imprese del settore energetico, già alle prese da mesi con costi delle materie prime ai massimi storici».