di Caterina Iannelli
Il pranzo di Natale: un evento che unisce (e divide) le famiglie di tutta Italia. È il momento in cui la tavola diventa un’arena e tu un gladiatore, armato di forchetta e una buona dose di pazienza. Tra portate infinite e discussioni animate uscirne vivi è un’impresa degna di nota. Ecco una guida per affrontare al meglio l’evento più temuto dell’anno.
Step uno: prepara lo stomaco (e la mente).
Il pranzo di Natale non è un semplice pasto è una maratona culinaria. Si comincia con gli antipasti e si finisce quando ormai hai perso il conto delle portate. Il segreto? Non fare colazione, ma nemmeno arrivare affamato come un lupo: rischieresti di esagerare già al primo giro di salumi e sottaceti.
Sul fronte “pace interiore”, preparati alle classiche domande scomode e indiscrete: Quando ti sposi?”, “Ma ancora non hai trovato lavoro?” o il temuto “Ti ricordi di zia Concetta?”. Respira profondamente e ricorda che è solo un giorno, puoi farcela.
Il segreto per arrivare con i pantaloni ancora abbottonati al secondo primo è quello di studiare la strategia del piatto. Questo non è pranzo normale ma un campo minato di calorie. Ma cosa fondamentale cerca di assaggiare tutto, perché tua zia ti guarderà male se non prendi almeno un secondo giro di lasagna. La tattica vincente è prendere piccole porzioni, fingere di essere sazio quando arrivano le cose meno interessanti e conservare spazio per i dolci (perché rifiutare i calzoncelli è un reato).
Mentre per evitare di cacciare fumo dalle orecchie evita i dibattiti a tavola. Natale è il momento perfetto per scoprire che lo zio Franco ha opinioni discutibili su politica, vaccini e calcio. Ma soprattutto c’è sempre qualcuno pronto a dirti quanto sia diventato di moda dichiararsi omosessuali e vegani.
La tentazione di intervenire e dare un colpo di cesoia a qualche ramo dell’albero genealogico è forte, ma ricorda: non sei lì per cambiare il mondo, sei lì per sopravvivere. Annuisci, sorseggia il vino e cambia argomento con la stessa disinvoltura con cui tuo cugino evita il conto al ristorante.
E cosa c’è di meglio del veleno dei parenti per accompagnare il panettone? Neutralizzali.
Ogni famiglia ha il suo “parente serpente”, quello che ti punzecchia con frecciatine travestite da complimenti: “Sei ingrassata, ma almeno hai un bel viso!” o “Ancora single? Ma meglio soli che male accompagnati, no?”. Non cadere nella trappola! Rispondi con un sorriso e un generico “Grazie, lo terrò a mente”. Anche se la risposta che non vede l’ora di fare un doppio carpiato dalla tua bocca è di ben altra natura. Il sarcasmo è il tuo miglior alleato.
Pazienta ancora un po’. Sei quasi giunto incolume al tramonto di questa giornata.
Dopo ore di mangiate qualcuno tirerà fuori il tombolone o le carte. È qui che la competizione si fa seria. Se perdi non disperare: consolati con un altro pezzo di panettone. Se vinci ricordati di non vantarti troppo: potresti essere escluso dal prossimo giro. Ovviamente se batti proprio quel cugino che ti sbatte in faccia dall’antipasto quel suo fantastico lavoro con tanto di auto aziendale, in quel caso ma in quello sei liberissimo di far notare che almeno in qualcosa sei meglio di lui.
Sopravvivi al karaoke e il gioco è fatto.
Se c’è una cosa peggiore delle battute dello zio è il momento in cui qualcuno propone il karaoke. Canzoni natalizie a squarciagola e stonature epiche diventano inevitabili. Partecipa solo se necessario e scegli un brano breve: meno tempo sul palco, meno danni alla tua dignità.
Infine pianifica una fuga strategica.
Quando la digestione comincia a diventare un problema e la zia insiste per offrirti l’ennesima fetta di dolce potrebbe essere il momento di inventarti una scusa. “Devo portare il cane a fare una passeggiata” è un evergreen, anche se non hai un cane.
Ma Ricorda il vero spirito del Natale.
Tra una battuta pungente e un attacco di sonnolenza post-lenticchie ricordati che il Natale è anche l’occasione per condividere momenti con la famiglia (per quanto complicata possa essere). Concentrati sui sorrisi, sui ricordi d’infanzia e su quella zia che, nonostante tutto, fa ancora i migliori ravioli della tua vita.
E alla fine, sopravvissuto al pranzo potrai dirti soddisfatto: hai superato anche quest’anno il “tormentone natalizio” per eccellenza. E ora? Pigiama, divano e una lunga digestione in silenzio. Te lo sei meritato!
P.S. Dopo il pranzo di Natale il pandoro sì , ma con l’oki al posto dello zucchero a vero.