Le confezioni dei prodotti nei supermercati diventano più piccole e il contenuto più leggero ma i prezzi non scendono. Spesso, è facile accorgersi anche di piccole variazioni di formato e di quantità se si tratta di prodotti che compriamo con frequenza e che appartengono alla nostra spesa abituale. Eppure, molte volte questi cambiamenti rischiano di passare inosservati almeno fino al momento del pagamento, quando si scopre che lo stesso prodotto, oltre a essersi “ristretto”, spesso costa anche di più. Questo fenomeno si chiama “shrinkflation” e, in un periodo storico in cui si deve fare i conti con il rincaro dei prezzi e con il “caro vita”, rischia di confondere il consumatore e di alleggerire ulteriormente le sue tasche. Il neologismo shrinkflation (in italiano “sgrammatura”) deriva dall’unione di due termini inglesi: il verbo “to shrink”, ovvero “restringere”, ed il termine “inflation” (inflazione), ossia la crescita generale dei prezzi. È uno stratagemma che viene utilizzato per aumentare i prezzi in maniera poco trasparente, senza che un consumatore poco attento se ne accorga. Vediamo alcuni esempi pratici. La Coca Cola già da diversi anni ha ridotto il contenuto delle bottigliette di plastica da 500 ml a 450 ml e quello delle lattine da 330 cl a 250 cl. La multinazionale ha giustificato la nuova decisione dichiarando di aver assunto l’impegno di aiutare i consumatori a diminuire l’assunzione di zuccheri. La Toblerone, nota barretta di cioccolato svizzero, per far fronte all’aumento del prezzo del cacao, ha deciso di ridurre il numero dei “denti” di cioccolato della barretta, allungando gli spazi tra l’uno e l’altro per risparmiare sulle materie prime. Le confezioni di pasta, prodotte con il grano tenero, che oggi scarseggia sui mercati internazionali, sono rimaste le stesse, ma il peso netto del prodotto all’interno è diminuito. La Philadelphia passata da 200 a 190 grammi. La Kinder Brioss da 280 a 270 grammi. Il detersivo Nielsen per i piatti da un litro a 900 ml. Spesso, inoltre, ad una riduzione del quantitativo di prodotto si associa un nuovo packaging (confezione) ed un restyling visivo così da rendere il tutto ancora più accattivante. Per cercare di arginare la shrinkflation, in Italia si sono attivate le associazioni dei consumatori. Il Codacons si è rivolto all’Antitrust presentando esposti nelle 104 Procure d’Italia. Il tema è piuttosto caldo e, di recente, anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria per verificare che le strategie adottate dai produttori non costituiscano una pratica commerciale scorretta e violare, così, il Codice del Consumo. L’Antitrust accerterà la trasparenza di queste modifiche che, se non corredate da un’etichetta esplicativa, saranno oggetto di un approfondimento.
