Questo fine settimana sono stato coinvolto in un fatto che, se non fosse finito bene, sarebbe da narrarlo come dramma. Ometto di segnalare il luogo dove è avvenuto per evitare eventuali spargimenti di sangue. Come ormai di consuetudine, il fine settimana, in particolare il sabato, è il momento di straordinari incassi per pizzerie, ristoranti e attività affini. A soluzione del problema dell’affollamento questi esercizi hanno pensato bene di organizzarsi con l’asporto e le prenotazioni.
Io e alcuni amici abbiamo deciso di vederci sabato scorso per mangiare una pizza insieme e un nostro amico, remore da spiacevoli esperienze di lunghe e affamanti attese, ha telefonato e prenotato per sei persone e infine, guidati dal satellite, siamo giunti in quella che per noi doveva essere una pizzeria ma che in realtà era una roulotte adibita a friggitoria, pizzeria e “cantineria”.
Alle nostre dimostranze ci è stato detto che in quel posto, a differenza di altri, facevano la vera pizza napoletana, quella fritta in olio extra vergine, con mozzarella fresca e basilico profumanto.
Insomma una pizza come quella che i coniugi Raffaele Esposito e Rosa Brandi (titolare della “Brandi Pizzeria” ancora presente in Napoli) fecero nel 1889 per il re d’Italia, venuto in vacanza a Napoli con la consorte regina Margherita alla quale dedicarono il nome della pizza avendola particolarmente apprezzata, come cibo semplice e di il buonissimo sapore. La pizza diventò famosa in tutto il mondo col nome di «Pizza Margherita».
La simpatica e dotta spiegazione della bontà della pizza che il nostro improvvisato e clandestino pizzaiolo era pronto a servirci oltre ad aumentare la nostra fame aveva anche sollecitato la nostra curiosità e così, tra una risata e una imprecazione, ci siamo sistemati alla meglio intorno a un fuoco acceso in un bidone di ferro.
Ci è stato subito servito una birra ghiacciata che, dato il freddo, ci sembrava a temperatura ambiente. Abbiamo incominciato a bere e finalmente ecco la prima pizza che, sempre a detta del pizzaiolo, andava piegata in quattro, svolgendo l’operazione della piegatura molto vicino a un nostro amico che si è ritrovato mozzarella fusa e abbondante olio sui pantaloni.
Le risate hanno sbollito la rabbia e il disagio e abbiamo iniziato a mangiare le prime pizze, poi le seconde. Erano veramente buone e soprattutto calde.
Abbiamo deciso per una terza, tanto sono un po’ più piccole delle solite pizze e quindi giù la terza.
Ogni pizza era accompagnata da qualche birra, insomma siamo passati dalla golosità all’ingordigia quando il nostro simpatico pizzaiolo, col quale ormai avevamo stretto amicizia grazie alla sua maestria ma soprattutto simpatia, ci ha chiesto: «Allora come sono queste pizze? Avete visto come sono uguali a quelle fatte con la farina di grano? Potete mangiarne quante ne volete che non vi sentirete mai pieni».
«Ma perché come sono fatte queste pizze?» ha chiesto un nostro amico con tono un po’ sospettoso e Ciro il pizzaiolo, indicando l’insegna che appena si vedeva sul tetto della roulotte, ha risposto: «Qui non si butta niente come dice la nostra insegna, qui i vermi li cuciniamo e li mangiamo, e da essi noi non ci facciamo mangiare e comunque come avete potuto constatare la pizza con la farina di vermi è proprio buona».
«Ma quella colatura di mozzarella che cos’era?» chiese uno. §Un altro ha risposto: «Colatura di bava di verme ancora un po’ crudo».
Noi sei amici e alcuni altri avventori non siamo riusciti a trattenere il vomito che in breve è diventato un travaso di bile sulla strada.
Tra contorsioni da spasmi e dolori diffusi ci siamo ritrovati a chiedere quasi tutti, quando sono arrivati i soccorsi, di essere sottoposti a lavanda gastrica. Ognuno sentiva vermetti rodere nelle viscere, ci sentivamo un po’ tutti cinesi e cinese lo diventò, e per davvero, anche Ciro il pizzaiolo.
Non si è capito chi sia stato ma a Ciro gli sono venuti gli occhi a mandorla contornati di viola.
Chi sa se in Europa, quelli che comandano, sapessero della nostra avventura che direbbero o meglio che cosa chiederebbero a Ciro il “vermivendolo”.
Ai nostri amici buontemponi degustatori di pizze di tal fatta, nell’eventualità di eruzioni cutanee conseguenti consiglierei l’uso di bava di lumaca, tanto per restare in tema!