Se l’acqua finisce la papera non galleggia

Sono poche le regioni italiane che si identificano con più nomi. La regione Basilicata, ad esempio, si identifica anche con l’antico nome di Lucania e anche se la regione geografica è chiamata Basilicata la popolazione è denominata lucana. Ma non è tutto, anche Potenza, il capoluogo della regione, ha avuto (e ancora ha) “Santi doppi”, l’attuale San Gerardo e il “vecchio” Sant’Aronzio (Arunzio), uno dei “12 fratelli” che, tra il 238 e il 288 d.C., mentre venivano tradotti in catene per Roma, passando lungo quella che divenne la via Herculea subì, a Potenza, il martirio, sulle sponde del fiume Basento, al di là del ponte romano.

La pietà popolare elesse Sant’Aronzio come proprio protettore.

Solo molto più tardi venne “sostituito” con San Gerardo La Porta nominato vescovo e protettore di Potenza.

San Gerardo, ben presto, dopo la sua morte, venne innalzato sull’altare della santità per i suoi tanti miracoli. Uno in particolare è testimoniato in un affresco, in cui il Santo trasformò l’acqua in vino per dissetare alcuni operai.

Il dipinto è presente nella Cattedrale di Potenza a lui dedicata.     

Ebbene, come tutti hanno appreso da articoli giornalistici e notiziari televisivi, i lucani hanno subito delle grandi difficoltà per la siccità che ha colpito la regione Basilicata e in particolare la provincia di Potenza.

Siccità ampiamente rientrata dopo che il Presidente (Governatore) Vito Bardi e i suoi esperti hanno deciso di prelevare l’acqua dal fiume Basento visto che la diga Camastra che forniva anche l’acqua per uso potabile si è prosciugato (non per effetto naturale ma per “umana” incuria).

È inutile dire che tutti hanno gridato al miracolo fino al punto che qualcuno ha incominciato a dire che forse è meglio se si tornasse ad adorare il vecchio Sant’Aronzio che dal suo patibolo controlla il Basento e non più San Gerardo che comunque non perderebbe il titolo di protettore perché diventerebbe protettore delle vigne.

Durante la disputa di… a quale santo affidarsi si sono risvegliate le opposizioni politiche (quasi come se avessero preso una secchiata d’acqua in testa) e hanno incominciato a chiedere di vedere le analisi dell’acqua del Basento, di sapere dove venivano svolte per tributare la potabilità per l’uso domestico.

Per farla breve, le acque si sono imbrogliate, 29 Sindaci (29 come da come cabala napoletana) a muso “duro” vogliono sapere perché l’acqua dal Basento deve viaggiare tra Masseria Romaniello, Vasche, Depuratori, Potabilizzatori, diga della Camastra e infine, rinviata nelle vecchie e rotte tubature che loro stessi non hanno mai provveduto ad accomodare o chiedere a chi di competenza di farlo.

La disputa è diventata politica ed ecco che ognuno è convinto di dimostrare le sue “giuste” convinzioni e mentre il popolo lucano vede uscire dai rubinetti di casa, come avviene a Potenza, qualche saraceno appena sceso dalla nave attraccata al ponte romano, già ponte Sant’Aronzio e poi ponte San Vito, forse in attesa della “storica sfilata dei Tirchi” oppure qualche altro che si è “riversato” in Piazza Mario Pagano conosciuta pure come Piazza Prefettura o Piazza polmonite. Ognuno ha portato con sé un secchio ma non sa dove potersi rifornire di “chiare e fresche acque” visto che il Sindaco della città non è più sdraiato sul lido della Piazza.

La confusione è addirittura peggiorata da quando sono scesi in campo i colti del territorio e uno di questi addirittura ha citato il famoso poeta potentino Angelo Raffaele Danzi e una sua poesia “Fa acqua a la pippa”, credendo che in essa ci fosse qualche suggerimento alle soluzioni idriche. Purtroppo no! E intanto, la gente, guardando quello che esce dai rubinetti, non fa altro che ripetere una famosa battuta del trio napoletano “I tre tre”: “A me pare tutto una s…”.

Paolo Laurita
Paolo Laurita
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