di Amedeo Zampaglione
Potenza, la città dalle mille meraviglie! Un luogo dove il glorioso passato incontra un imbarazzante presente che definire “peculiare” è un eufemismo e dove ogni via e piazza è un capolavoro di intitolazione che solo le menti più illuminate potevano concepire. Tra Garibaldi e Mazzini, tra Cavour e De Gasperi si sente davvero la mancanza di un omaggio sentito e, perché no, di un po’ di sano folklore. E quale miglior candidato se non Sarachella, la maschera carnascialesca che incarna perfettamente i valori della fame perenne e dell’arte di arrangiarsi?
Immaginate il cartello: “Vicolo Sarachella – Sempre affamato, sempre squattrinato”. Un tributo a quella saggezza popolare che non ha mai visto l’ombra di una moneta, ma che ha saputo barcamenarsi tra le strade acciottolate di una città che, diciamocelo, non ha mai avuto troppi soldi da buttare neanche lei. Perfetto, no? Una maschera che non solo rappresenta il Carnevale ma anche uno stile di vita. Potenza diventerà famosa come la capitale della fame e dell’ingegno, il posto dove si vive con l’arte della mendicità elevata a forma di cultura.
E che dire delle possibilità turistiche? Immaginate i tour guidati: “Signore e signori a destra il celebre Corso Garibaldi, simbolo dell’unità d’Italia, e a sinistra Vicolo Sarachella, simbolo dell’unità… del portafogli vuoto”. Sarebbe un successo mondiale! Chissà, potrebbe persino ispirare nuovi format televisivi: “Cucine da incubo… senza cucina”, oppure “Affari a zero”, dove i concorrenti si sfidano a vivere come Sarachella per una settimana. Senza soldi ma con tanta creatività.
E non limitiamoci alle vie! Perché non battezzare anche una rotonda? “Rotonda Sarachella: gira, gira ma non trovi niente”. Oppure un ponte, simbolo delle difficoltà: “Ponte Sarachella – Attraversalo se ci riesci (ma senza pedaggio)”. E ancora, un parco pubblico con l’insegna: “Giardino Sarachella: dove non crescono fiori ma tanta simpatia”. E sì, vogliamo anche una fermata dell’autobus dedicata: “Fermata Sarachella, dove l’autobus non arriva mai, ma tu sei comunque in ritardo”.
Non dimentichiamo l’economia locale. Le panetterie potrebbero creare il “panino Sarachella”, rigorosamente vuoto. I bar potrebbero servire il “caffè Sarachella”, una tazzina senza caffè ma con tanta aria di Potenza. E i negozi di souvenir? T-shirt con scritto: “Sono stato a Potenza e tutto ciò che ho trovato è stata questa maglietta… e la fame di Sarachella!”.
Ecco, amici, l’idea di intitolare una via a Sarachella non è solo geniale è un atto di coraggio culturale. In un’epoca dove si glorificano eroi, martiri e statisti Potenza avrà l’ardire di onorare un eroe autentico: uno che ha sempre avuto fame eppure ha trovato il modo di sorridere. Perché se c’è una cosa che Sarachella ci insegna è che non importa quanto sei al verde: l’importante è essere al verde con stile.