di Ignaro Rubicone
In Basilicata, terra d’acqua cristallina e sorgenti invidiate dal mondo, si compie l’impensabile: la Regione attiva il monitoraggio del Basento e sembra volerci convincere che si tratta di un traguardo epocale. Non importa se il Decreto Legislativo 152/2006 lo prevede come dovere ordinario e non come eroico atto di salvezza collettiva. Qui si celebra il monitoraggio del fiume come una conquista del progresso nonostante arrivi con anni di ritardo e sotto la pressione di un’emergenza evitabile.
La realtà? I lucani, disidratati e preoccupati, non chiedono la luna. Vogliono solo sapere cosa finirà nei bicchieri d’acqua delle loro tavole. Ma no, non basta la trasparenza sui controlli a valle, perché a monte, dove si decide il destino dell’acqua, regna un silenzio che lascia inquieti. Forse la Regione pensa che i lucani abbiano la memoria corta, ma tutti ricordano che il Basento scorre tra aree industriali, lasciando inevitabilmente spazio a dubbi e timori.
Dal canto suo l’Acquedotto Lucano, con la solennità di chi salva il mondo ogni giorno, ci racconta di certificazioni impeccabili, standard internazionali e 196.865 parametri analizzati. Eppure, mentre loro ci rassicurano che non accetteranno mai rischi per la salute, i lucani continuano a chiedersi se i rubinetti porteranno acqua o alibi. “Ogni forma di procurato allarme sarà denunciata!” tuonano, ma dimenticano che il vero allarme lo creano la mancanza di fiducia e le risposte evasive.
Intanto il presidente-commissario Bardi, con l’eleganza del miglior equilibrista, preferisce l’arte del video comunicato, sottraendosi a confronti diretti. E così tra il teatrino delle istituzioni e le minacce di denuncia, il Basento continua a scorrere. Più trasparente delle comunicazioni ufficiali il fiume dice tutto quello che le istituzioni non vogliono dire.
Caro presidente, caro Acquedotto Lucano, cara Arpab un consiglio spassionato: abbassate il sipario delle autoglorificazioni e alzate quello della responsabilità. Se i lucani devono bere quest’acqua meritano risposte comprensibili e dati chiari. E, soprattutto, meritano qualcosa di meglio di un teatrino fatto di proclami, minacce e un monitoraggio che sa tanto di scusa tardiva. Perché qui nessuno vuole giocare con la paura ma neanche con l’intelligenza dei cittadini.