Qualcuno del Sud paga Vecchioni per farsi scaricare letame addosso?

Qualche giorno fa, a Laurenzana, in provincia di Potenza, si è esibito uno dei tanti poeti della canzone “italiana” un certo Roberto Vecchioni. Questi è un “cantante-artista” di origine siculo-napoletano che solitamente si lascia andare a espressioni scurrili che poco caratterizzano le sue qualità di pedagogo, in quanto docente in un liceo lombardo.

Il menestrello meneghino, come lui si definisce o forse vorrebbe essere definito, di frequente è solito parlare o forse meglio dire sparlare a danno del Sud, cogliendo ogni occasione per farlo.

Il monologo denigratore, in genere, il prof. “ugola d’oro” lo inizia col dichiarare: «Io sono un “comunista”, un “sudista”, mio nonno era di Messina e mio padre di Napoli». Poi prosegue: «Il Sud non decolla… perché la gente del Sud insegna ai propri figli solo a piegarsi al “favore” o “al potere”». E rincara il suo “prezioso” insegnamento con alti concetti di antinomie sociali come: «Esistono due grandi contrasti: scienza e progresso al Nord, bellezza e arte al Sud. Mentre il Nord fa affari e guadagna,  il Sud, ignorante e incapace, si impoverisce».

Qualcuno ha cercato di dirgli che non è proprio così ma alla contestazione ai suoi pregiudizi egli risponde: «Se non volete capire o non capite… e quindi ripeto che io sono comunista e vorrei vedere la Sicilia in capo all’Italia… Ma da 150 anni qui non succede nulla. Insegnate ai vostri figli a correre i rischi e amate la vita» (un ex giudice-politico direbbe: «Ma che c’azzecca»).

E giungiamo all’apoteosi dell’infamante monologo quando, infervorito più dall’odio che dalla rabbia, incomincia a dire: «Sicilia, sei un’isola di merda».

Certamente qualcuno gli ha detto che anche in Sicilia comprano dischi e allora quel professor Vecchioni cerca di spiegare i motivi del suo livore e rivolgendosi con toni più pacati dice al “terrone” che lo sta ascoltando: «Per esempio dovete sapere che Milano ha inventato per tutto il mondo una cosa per 25 milioni di persone [l’Expo] che manco per il cazzo poteva succedere in qualsiasi altra città d’Italia, questo mettetevelo in testa. E tu terrone dirai “perché hanno più soldi?”. No, non sono i soldi. È la volontà!». A questo punto l’ugola sudista trasferita a Milano, rivolgendosi direttamente ai siciliani racconta le sue peripezie appena giunto all’aeroporto siculo.

«Arrivo dall’aeroporto e mi tirano dietro le uova. Entro in città e praticamente ci sono 400 su 200 persone senza casco. In tutti i posti ci sono tre file di macchine in mezzo alla strada e si passa con fatica. Questo significa che tu non hai capito cos’è il senso dell’esistenza con gli altri. Non lo sai, non lo conosci. È inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. Non basta, sei un’isola di merda».

Finalmente il pedagogo inizia a insegnare e non solo a condannare e prosegue: «La filosofia e la poesia antiche hanno insegnato cos’è la bellezza e la verità, la non paura degli altri; in Sicilia questo non c’è, c’è tutto il contrario. Non avete idea di cosa sia la civiltà, la colpa è vostra! Volete sviolinate? No. Io non amo la Sicilia che rovina la sua intelligenza e la sua cultura, le sue coste; quando vado a vedere Selinunte, Segesta e altri posti di questo tipo non c’è nessuno a spiegarti cosa c’è da sapere. Non amo questa Sicilia che si butta via, che non si difende. Siete il popolo più intelligente, perché vi buttate via?». Infine, a conclusione delle sue elucubrazioni, il bravo Roberto Vecchioni afferma: «Nessun paese, nessuna città, nessuna regione italiana può vivere se muore Milano».

A sentirlo parlare così verrebbe da pensare che sia ricaduto nelle braccia di Bacco. Vuoi vedere che come due anni fa, quando gli fu ritirata la patente per guida in stato di ebrezza, si giustificò dicendo che era tutta colpa di uno sciroppo a base d’alcool che aveva assunto per curare la tosse, anche oggi come allora esprime concetti carichi di odio e strame poco credibili verso il Sud e la “sua Sicilia”.

Comunque le esternazioni più o meno condite da alcool e volgarità non hanno compromesso le qualità canore-artistiche, non hanno assottigliato il riconoscimento economico per vederlo sul palco e ciò ci è stato dimostrato dai laurenzanesi accorsi sotto il “sacro legno dello spettacolo” per sentire le sue canzoni protetti forse dalla benedizione della Madonna del Carmine! A Laurenzana Vecchioni è stato accolto da “Dio” e pagato da “Re” ma certamente in tutto il Sud e specie in Sicilia verrebbe accolto come un qualsiasi menestrello televisivo e non di più.

Rude Clava
Rude Clava
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