Potenza e la sfida dello spopolamento: come trattenere i giovani?

Potenza! Perla lucana, crocevia dell’entroterra, culla di panorami mozzafiato e… luogo d’addio perenne dei suoi giovani. Qui non si parla solo di spopolamento ma di un’arte raffinata: il lento e inesorabile svuotamento delle ambizioni. Perché restare quando puoi partire? Potenza, a quanto pare, è l’ideale trampolino per tuffarsi nel mare delle opportunità altrove, ma guai a chiamarla rampa di lancio: sembra più una giostra che gira a vuoto.

Iniziamo dai numeri. Ogni anno decine, centinaia di giovani preparano le valigie con una precisione chirurgica. Ogni cosa al suo posto: speranze nel bagaglio a mano, disillusione nel portabagagli e il sogno di non dover mai più spiegare a uno zio lontano che no, ancora non hai trovato un lavoro qui. Però che non si dica che Potenza non offre alternative. La città ti propone scelte ben precise: rassegnarti a un futuro incerto o partire. È o non è un grande esercizio di libero arbitrio?

Ma attenzione non tutto è perduto! Pare che qualcuno stia finalmente alzando lo sguardo dalle scartoffie per affrontare il problema. Come? Con la sempreverde soluzione degli incentivi per le famiglie! Perché, ovviamente, il miglior modo per trattenere i giovani è spingerli a procreare a vent’anni e a comprare casa. Nulla come il peso di un mutuo decennale e la gioiosa responsabilità di crescere figli in una regione con infrastrutture a singhiozzo ti fa venire voglia di restare. Che poi, se il riscaldamento funziona solo sei-otto mesi all’anno, si può sempre dire che è un ottimo spunto per rafforzare lo spirito di adattamento delle nuove generazioni.

E che dire dell’”innovazione”? La parola magica! Basta pronunciarla per sentire il profumo di silicon valley che aleggia tra le montagne lucane. Startup, coworking, hackathon: parole che rimbalzano nelle stanze dei bottoni come palline da ping pong, mentre i giovani si chiedono dove siano i tavoli veri. La città, nel frattempo, si impegna a promuovere corsi su come scrivere un curriculum efficace perché l’importante è essere pronti a partire con stile. Dopotutto nulla è più innovativo che prepararsi a lavorare altrove.

E poi c’è il capitolo dell’attrattività del territorio. Potenza ha un fascino unico, è vero, ma purtroppo questo fascino è noto solo ai potentini. Si parla di promuovere la città, ma con quale immagine? Forse con le pittoresche code al mattino sulle strade? O con i suggestivi lavori in corso che sembrano celebrare l’eternità più che il progresso? Certo, si potrebbe puntare su tradizioni e cultura, ma non sia mai che qualcuno pensi di aprire un museo interattivo o, udite udite, un festival capace di attirare turisti veri. Meglio continuare a celebrare il patrono locale con la solita sagra che finisce in una tombola.

La verità è che il problema dello spopolamento è come quell’amico un po’ pesante che si presenta alle feste senza invito: tutti lo vedono ma nessuno sa davvero come gestirlo. E così, si va avanti a piccoli passi. Una rotonda in più qui, un piano urbanistico là, magari un bonus occasionale per chi decide di ristrutturare casa. E intanto i giovani vanno via, non tanto perché non amano Potenza, ma perché si sentono amati poco da “lei”.

Ma forse è proprio questo il segreto: Potenza non deve trattenere i giovani con la forza ma conquistarli con qualcosa di vero. Servizi reali, opportunità concrete, una visione che vada oltre i proclami. Fino ad allora i treni continueranno a partire e con essi il futuro di una città che guarda i suoi giovani andare via, sperando che un giorno tornino. Con una cartolina, magari.