Pensare è anticipare. “Il contratto naturale” di Michel Serres

Nel 1990 il filosofo francese Michel Serres pubblica uno dei suoi testi più importanti, Le contrat naturel, subito tradotto in Italia (Il contratto naturale, Feltrinelli Saggi, 1991).  La casa editrice italiana lo ha ristampato da poco nella sua Universale Economica. È un libro, anzi, un’esperienza, importante. Un libro che parla di antropocene ancor prima che venisse coniato il termine che oggi  è sulla bocca di tutti.

Il contratto naturale è una percezione del nostro tempo del tutto contemporanea nel senso che racchiude riflessioni pensieri e discipline in uno sviluppo (inviluppo) naturale, storico, sociale e psichico, fino a rendere  evidente, nella sua plasticità, un pensiero postumo di Wittgenstein: «A un certo punto si deve pur passare dalla spiegazione alla descrizione pura e semplice».

Ciò che viene propriamente descritto-spiegato nel testo di Serres è quella (questa) epoca nella quale l’umano è diventato potenza geologica e potenza di calcolo e il cui sintomo determinante, il surriscaldamento globale, è di fatto anche una sorta di “risveglio”.

Potremmo continuare  a discute  e dialogare con i negazionisti del cambiamento climatico, i quali continueranno a spiegare questo e quest’altro in una “logica da uomo, ovviamente, bianco, occidentale e civilizzato”, ma la “pura e semplice” descrizione di una pandemia, di un’alluvione, di una migrazione di massa è una…spiegazione convincente e sufficiente.

Homo sapiens si sarebbe finalmente accorto che la sua potenza ( geologica e di calcolo) lo sta condannando e andrebbe scaricata a terra in maniera diversa e sicuramente non… sulla Terra!

Michel Serres comprende bene (e in grande anticipo) come il nostro contemporaneo è un tempo del “brevissimo termine” caratterizzato della consumazione dell’attuale e da un metabolismo  con “attitudine stercoraria o escrementizia “ (pg. 48). Cosa sono gli “scarti residuali” e le microplastiche se non i simboli di tutto questo?

Percorrere l’esperienza di (con) Serres significa mettere in discussione radicalmente, definitivamente e senza finzioni, il nostro modo di produzione capitalistico ed estrattivista (valido tanto per il petrolio che per le terre rare!) che sfrutta, digerisce  e produce scarti di persone, cose e mondi.

Si tratta poi di rifondare quella scienza moderna che ha finito per ridurre la natura a un mero oggetto di studio per il suo continuo dominio (e oggetto di dominio per uno studio senza fine) e che in uno strano effetto distorsivo è stata messa alla base della tecnica mentre, come più volte ricordato dal Prof. Carlo Sini, l’essenza naturale di homo sapiens è tecnica per costituzione biologica.

Si tratta infine di costituire un nuovo legame, il contratto naturale del titolo, che vada oltre le rappresentazioni teatrali e giuridiche di “contratto sociale” e di “diritto naturale” utili, ai tempi di Descartes e Hobbes, per stipulare una sorta di triplice alleanza tra capitale, scienza moderna e istituzioni “naturali”.

La data di uscita del testo di Serres non è casuale perché cade sapientemente in un momento storico di passaggio tra due …apocalissi, quella nucleare inaugurata da Hiroshima e quella ambientale (in progress) e perché attiene, di fatto, a quella onnipresente pulsione di morte che, a quanto pare, l’Occidente sembra dover coltivare necessariamente.

La continuità della percezione di una fine è data proprio dalla discontinuità artificiale tra natura e umano ( o se volete tra natura e cultura). E su questo aspetto che Serres elabora una serie di passaggi teorici di grande suggestione e rigore. Primo fra tutti il fatto decisivo dell’ingresso della natura nella storia e della storia nella natura.

Proprio per via di questo meccanismo Serres anticipa quelli che secondo lui sarebbero stati i nuovi conflitti da evitare ( o meglio da governare): «il conflitto crescente sarà una guerra dei mondi, da un lato il mondo mondano dei nostri contratti, quello del teatro della dialettica, delle storia e delle guerre…e dall’altro quello dello sfondo naturale (che poi sfondo non è), del mondo che muta, di quella Terra che rischia di sommergere i belligeranti…» (pgg. 21-23).

Continua Serres nella sua analisi : «…ora che si sta scatenando la “violenza oggettiva”, quella del mondo , della natura, della Terra, suscitata dalla “pacifica”  concorrenza economica (profitto e sfruttamento), occorre arrivare a un patto nuovo da firmare con il mondo: il contratto naturale…» (pg. 25).

Un patto che può essere stipulato… a patto di sgombrare il campo dal seguente equivoco: non è vero che siamo tutti sulla stessa barca! La crisi ambientale ricadeva già allora, negli anni ‘80-’90 del millennio scorso, sul Sud del mondo e sui più poveri del Nord e come scriveva Serres già allora aveva, questa crisi, la forza di proporre strumenti tecnici per affrontarla e governarla. I nuovi arrivati della specie homo lo …sapevano già.

E arriviamo così al cuore del libro, alla fatidica soglia: «qui si biforca la storia: o la morte o la simbiosi» (pg.50). Dopo aver e dimostrato che il dispositivo giuridico moderno (dal contratto sociale al diritto naturale, fino alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo) di fatto esclude il mondo, mettendo al centro il parassitismo dell’umano, ecco che la questione si sposta sull’azione concreta:

«aggiungere al contratto esclusivamente sociale la stipulazione di un contratto naturale di simbiosi o di reciprocità… in cui la conoscenza non presupporrebbe più la proprietà, né l’azione il dominio, e l’una e l’altra non presupporrebbero i loro risultati o condizioni stercorarie» (pg. 54).

Questa esperienza di anticipazione stabilita da Michel Serres è un processo (contemporaneo) in azione più di quanto si possa immaginare: all’apparenza Il contratto naturale sembra rifugiarsi in un immaginario contemplativo, utopistico e a volte naïf ma di fatto è un libro che supera già – per così dire, prevedendolo –  l’Antropocene.

Nel suo libro-esperienza Serres non scrive ma descrive  quell’azione necessaria a percorrere una strada che va dall’universale al particolare, dal collettivo allo psichico e dove la soluzione di una difficoltà diventa solo una profonda intima e amorevole descrizione di un risveglio.

Giuseppe Ferrara
Giuseppe Ferrara
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