Parlare a Vanvera significa parlare utilizzando la “Vanvera”.
La “Vanvera è un attrezzo che nel XIX era molto in voga tra la nobiltà, soprattutto tra quella femminile.
L’attrezzo era meglio conosciuto come “piritiera” e da questo nome se ne intuisce la funzione e l’uso.
La “piritiera” ben presto prese il nome di “Vanvera”, cacofonicamente più elegante e soprattutto molto usato in letteratura.
La “Vanvera” veniva usata per camuffare o attutire i “flatulenti” problemi intestinali ed era già usata dagli imperatori romani e finanche dai faraoni. Questo oggetto non era altro che un uovo di ceramica o di legno, della grandezza di un uovo di gallina, cavo nel suo interno, perché veniva riempito di erbe aromatiche e conteneva due fori, il primo per catturare i gas intestinali, il secondo per liberarli dopo averli filtrati.
Il “prallo” o “vanvera”, che dica si voglia, veniva introdotto nell’ano al fine di attenuare l’effetto dei rumori e dei miasmi delle flatulenze però quando i gas attraversavano i fori della geniale “macchina sanificatrice” provocavano un fischio che dicevano di trombetta.
Il problema sorgeva solo se l’uovo non era stato introdotto bene perché l’iniziale suono di trombetta si trasformava in un vero e proprio peto con conseguente fuoruscita dell’uovo e altro. Il lettore non consideri escatologica questa narrazione, perché è il racconto di una verità vissuta “senza pudore” evolutasi in comportamenti senza vergogne come quello di usare l’attrezzo anche fuoricasa.
Se l’utente aveva urgente bisogno di uscire di casa indossava la vanvera camuffandola col mantello o la protuberanza del bastone se uomo con l’ampio vestito se donna.
Oggi la vanvera ha subito una ulteriore trasformazione e uso tanto che non sappiamo più individuare la fonte del suono-rumore specie se a farne uso è un politico, un opinionista o giornalista radiotelevisivo.
Insomma c’è la moda del parlare a vanvera, di produrre il pensiero attraverso la vanvera e di credere più alla vanvera che al megafono.
Prova ce ne ha dato qualcuna quando ha espresso giudizi sulla città di Potenza certamente parlando con la “Vanvera” in bocca.
