Nella Puffi Generation…c’è una puffetta o una draghetta?

Nei primi incontri istituzionali era possibile dimostrare la personalità politica di un premier che poteva avere tutte le chances per essere tale ma tutto quanto è accaduto e sta accadendo tuttora ci fa capire molte cose al riguardo. Definirsi non ricattabili è fin troppo facile dialetticamente parlando ma è nell’agire politico che se ne conferma la validità. Certo passino pure le buone maniere diplomatiche di routine ma è necessario anche approfittare di un importante consesso internazionale per far valere le proprie idee, difendendo a spada tratta la dignità di un cittadino italiano torturato e massacrato in barba a qualunque diritto umanitario e in uno stato totalitario privilegiando beceri interessi commerciali nelle forniture di armi. Dove sta la differenza con i politici precedenti, deve forse prevalere la ragion di stato, ma di quale stato si parla che si fa forte con i deboli e debole con i poteri forti?

Ulteriore conferma la penosa gestione dell’affaire migranti, lasciata a un fanfarone padano il cui miasma infettante non sappiamo come fa la nostra puffetta-draghetta a sopportare e meno male che il suo motto sui social: sono una donna, sono una mamma, sono cristiana ha spopolato sul web a più non posso!

Cosa vuol dire essere populisti o peggio sovranisti, fare da zerbino alla Grande Mela, o stringere la mano ai leader delle superpotenze?

Siamo solo agli inizi, non vogliamo immaginarci altro, accontentiamoci di tornare alla Puffi Generation del nostro titolo con le parole di Umberto Eco: Cosa fanno i Puffi? La domanda mi pare idiota. Naturalmente puffano, tutto il santo puffo. Puffano puffi, si puffano a vicenda, si scambiano puffi, e uno puffa l’altro. Quando uno puffa gli altri lo puffano, e il puffo che ne segue è di solito molto puffo. A buon intenditore poche parole o per dimostrare di essere andati a squola (proprio con la q): intelligenti pauca!