Nella scena politico parlamentare del nostro Paese assistiamo a uno spettacolo canonizzato oramai da decenni su di uno schema immutato che la dice lunga su quel che la democrazia autoctona è in grado di produrre.
Il motto del principe di Salina cambiare tutto per non cambiare nulla sembra l’unica verità a cui si mantiene fedele una caterva di politici, si fa per dire, che hanno l’ambito onere di rappresentarci al di là di qualsiasi orientamento sia esso di destra che di sinistra, categorie che hanno perso il loro significato originale, semplici paraventi alle misere aspirazioni dei mestieranti che occupano uno scranno nel parlamento.
Non si riesce a capire dove risieda la differenza dell’agire politico tra i nuovi rappresentanti e quelli che li hanno preceduti. Obbedienti ad una liturgia consolidata, che sembra procedere incontrastata e nella più completa assuefazione. Si indossa una tuta mimetica, si fanno sermoni, qualche lacrima di convenienza (sembra che ci si commuova troppo spesso senza voler togliere nulla ai coccodrilli!), se tutto questo non ha un significato liturgico ci dicano una volta per tutte quale ne sia il valore!
Il procedere liturgico lasciamolo a chi ha una consolidata esperienza. almeno nella nostra tanto amata patria!