La narrativa di Carlo Cassola risente notevolmente dell’influsso dei grandi narratori russi e del Verga . “Vi sono diversi gradi di realtà a cui ci si riferisce scrivendo. Ve n’è uno massimo che porta gli scrittori a correggere quello che si sa di fondamentale sull’uomo. Ve n’è uno minimo, che porta soltanto ad afferrare i colori di un’epoca, di un anno, di una stagione. E ve n’è uno non massimo e non minimo che permette di cogliere tutto quanto dall’animo umano nasce e muore a ogni variazione dei tempi. Rappresentare un tal grado di realtà significa fare la cronaca psicologica di un’epoca. Questo per l’Italia degli ultimi quindici anni l’ha fatto quasi esclusivamente Cassola”. Cassola è senz’altro uno dei nomi più importanti della nostra letteratura e la sua opera ha suscitato quasi sempre reazioni contrastanti nella critica che comunque d’accordo ritiene “Il taglio del bosco” il lavoro migliore dell’autore. In “Fausto e Anna” viene delineato il carattere di Anna che è una ragazza positiva che sogna l’amore. Ma l’amore quando si realizza diventa una cosa turpe. Fausto è pieno di contraddizioni facile agli scoramenti, un carattere che non saprà mai risolvere con chiarezza i suoi problemi personali e i suoi rapporti con la società. “La ragazza di Bube” è un libro che esprime il giudizio di Cassola sulla Resistenza e sui comunisti. Il personaggio che sovrasta gli altri per la sua figura positiva, ancora una volta, è quello di una donna: Mara, la fidanzata di Bube.
Il protagonista appare un immaturo, che con superficialità si è assunto il ruolo di vendicatore e ammazza. E continuerà anche quando la guerra è finita, per cui subirà un processo e sarà condannato a una grave pena. Mara maturerà gradualmente e da ragazzina, che è al momento del fidanzamento, diventerà donna che sa capire l’altrui dolore e sa proteggere chi è vittima della propria debolezza. Aspetterà Bube che è stato condannato e già pregusta la gioia di una convivenza lungamente attesa .
“Un cuore arido” appare come la condanna della vita di relazione. Anna la protagonista è innamorata dell’amore, ma quando finalmente lo conosce si accorge che esso è solo una brutta necessità del vivere.
La vita di relazione non può offrire altro che l’amore, ma questi per concretizzarsi deve passare per il sesso e allora ecco la nausea, la sensazione di schifo. La conclusione è quindi che soltanto con l ‘isolamento e con la rinunzia a una vita di relazione si possono evitare le delusioni e le sensazioni spiacevoli. “Il taglio del bosco” è il lavoro più riuscito di Cassola. La vita non è che dolore e scorre lentamente nell’impossibilità per noi di ricevere conforto e comprensione. Solo la nostra solitudine può aiutarci. Guglielmo, il protagonista, è stato sconvolto dalla morte della giovane moglie. Cerca conforto nel lavoro, ma ogni occasione è buona per rinnovargli il dolore e riportargli alla memoria il ricordo della consorte. Nelle storie di Cassola non accade nulla, in esse non c’è il fatto, l’avvenimento. È la moderna letteratura che vuole avvicinarsi alla vita così com’è. L’autore segue i suoi personaggi, accenna alle loro vicende immedesimandosi nel loro mondo. E dal suo raccontare semplice appare la sua commozione.