di Caterina Iannelli
Dimenticate i libri, benvenuti nell’era dell’opinione a caso! Nel 2025 l’analfabetismo e l’ignoranza non sono più considerati problemi ma scelte di vita perfettamente responsabili. Grazie ai social network, all’intelligenza artificiale che scrive per noi e alla gloriosa ascesa dei talk show sapere leggere e scrivere è ormai un vezzo per nostalgici del passato, come il vinile o le lettere d’amore.
Secondo un recente studio il 67% della popolazione non distingue una citazione di Shakespeare da una didascalia di Instagram e il 42% ritiene che leggere più di tre righe sia “da sfigati”. I libri, ormai obsoleti, sono stati riciclati in materiali più utili, come sottobicchieri e decorazioni vintage per hipster.
Ma la vera rivoluzione è l’Opinione Libera da Fatto (OLF), un nuovo paradigma culturale che permette a chiunque di parlare con sicurezza di qualsiasi argomento, senza il peso fastidioso delle prove. “Io non ho studiato medicina, ma so che il bicarbonato cura tutto”, dichiara con fierezza un noto influencer con tre milioni di follower.
L’evoluzione in analfabetismo funzionale 2.0 è che saper scrivere male il proprio nome non basta più. Ora ci si misura sulla capacità di scrivere velocemente una recensione di un film che non si è mai visto o di commentare un articolo senza averlo nemmeno aperto basandosi esclusivamente sul “feeling” che si ha rispetto all’argomento. Un po’ come fare una ricetta senza leggere le dosi: il risultato, probabilmente, sarà un disastro ma almeno avremo provato!
Le scuole del 2025 sono ambienti moderni, all’avanguardia, dove ogni studente ha accesso a una quantità infinita di informazioni. Peccato che, la maggior parte di queste informazioni, provengano da post sui social media, video tutorial su YouTube e risposte rapide da Google. In questo nuovo paradigma educativo, il concetto di “pensiero critico” è stato sostituito con la più comoda “reazione immediata”.
Gli studenti non sono più invitati a leggere libri, ma piuttosto a partecipare a una sorta di “gioco a quiz” su Instagram, dove la cultura generale è misurata dalla capacità di rispondere a domande come: “Chi ha vinto il Grande Fratello?” o “Quante visualizzazioni ha il video di quella gatta che fa un salto da 10 metri?”. In fondo, che bisogno c’è di sapere chi ha scritto “La Divina Commedia”, quando esiste TikTok con le sue spiegazioni a base di balli e meme?
Nel 2025, gli esperti sono diventati una razza in via di estinzione. Se un tempo avevi bisogno di anni di studio per diventare un’autorità su un argomento, ora basta l’abilità di saper fare una ricerca veloce sul web, aggiungere qualche termine altisonante e il gioco è fatto. Ogni opinione è valida, ogni commento è un contributo alla conoscenza universale. Le università si sono trasformate in centri di “formazione rapida”: una settimana e sei pronto per fare il guru in qualsiasi campo.
E se qualcuno osa contestare la tua ignoranza? Rispondi con un hashtag #IgnoranteMaFelice e continua a goderti la tua carriera da influencer di concetti che non capisci nemmeno tu.
Così, nel 2025, siamo giunti al punto che l’analfabetismo e l’ignoranza non sono più visti come ostacoli, ma come potenzialità. Non più una vergogna, ma una risorsa. E se qualche intellettuale si arrabbia per il livello culturale che stiamo raggiungendo, rispondiamo con un sorriso e un meme. Dopo tutto, quale forma di intelligenza è più alta di quella che ti fa ridere senza capire un tubo?
Gli esperti sono divisi: alcuni ritengono che l’ignoranza diffusa porterà alla fine della civiltà, altri invece credono che non ci sia nulla da temere, perché tanto nessuno legge più gli esperti.
Nel dubbio ci affidiamo a un vecchio proverbio (che nessuno sa più attribuire): Beata ignoranza!