Libri. “Tracce nella società” di Luigi Pistone pubblicato da Edizioni Laurita

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La difficoltà di vivere in un contesto fondato sulla prestazione e la necessità da parte dell’uomo di far fronte alle pressanti richieste delle mutate esigenze della società nel terzo millennio lo pone in una situazione non sempre favorevole. La fragilità dell’essere non è contemplata e rappresenta un elemento negativo dal comune sentire. Le vite diventano incerte, sono relegate in un angolo perché non rispondenti ai canoni di una società in continuo divenire, che richiede un adeguamento costante a parametri mutevoli dettati da contingenze considerate “assolute”, che emarginano chi non riesce a “tenere il passo comandato” da ingranaggi immateriali che spingono l’uomo, non in grado di assimilarli, verso l’alienazione che sfocia nella difficoltà di essere se stesso.
Nella fattispecie si analizzano alcuni “aspetti” come la devianza, il disagio, la depressione, la tossicodipendenza, eccetera. Non c’è correlazione tra essi, o meglio: non sempre esiste un legame perché una può essere anche la conseguenza dell’altra, ma non per forza in quanto sono come tante linee parallele che possono sì incontrarsi in un infinito finito, in una logica paradossale, ma costituiscono “circostanze” vissute per fattori non sempre coincidenti.
Nelle condizioni attuali l’uomo non è più al centro dell’universo come intendeva l’età umanistica (individuo, identità, libertà, salvezza, verità, senso, scopo, natura, etica, politica, religione, storia), dovranno essere riconsiderati i precedenti parametri in funzione della società attuale, definibile tecnologica, il luogo della razionalità assoluta, in cui non c’è spazio per le passioni o le pulsioni, che è quindi il luogo specifico in cui la funzionalità e l’organizzazione guidano l’azione.

Il punto cruciale sta nel fatto che tutto ciò che finora ci ha “indirizzato” nella storia, come sensazioni, percezioni, sentimenti, risulta inadeguato nel nuovo scenario. Si assiste all’irrazionalità che scaturisce dalla perfetta razionalità dell’organizzazione tecnologica, priva di qualunque senso riconoscibile. Non abbiamo i mezzi intellettuali per comprendere la nostra posizione in un sistema ordinato e armonico, per questo motivo ci adattiamo sempre di più all’apparato e ci adagiamo sulle comodità che la tecnologia offre. Ciò che occorre è un ampliamento psichico capace di compensare la nostra attuale inadeguatezza. L’attuale contesto in cui si vive è una società al servizio della tecnologia e non si hanno i mezzi per contrastarla, soprattutto perché si “possiede” la stessa etica di un secolo fa: cioè un’etica che regola il comportamento dell’uomo tra gli uomini. È necessaria una nuova “regola” che tenga conto anche del “tutto”: ciò che è natura.

L’uomo, soprattutto in occidente, dipende completamente dall’apparato tecnologico e questa dipendenza non sembra potersi spezzare. Tutto rientra nel nuovo sistema, qualsiasi azione o gesto quotidiano che l’uomo compie ha bisogno del sostegno di questo apparato. Ormai si vive nel paradosso, infatti se l’uomo vuole salvare se stesso e il pianeta lo può fare solo con l’aiuto della tecnologia. Ciò che si presenta è un circolo vizioso e uscirne sembra improbabile, in considerazione soprattutto dell’orientamento delle società occidentali. È necessario e imprescindibile sviluppare un nuovo pensiero dell’azione che serva quantomeno a evitare di essere dominati dalla tecnologia.

Si è giunti alle estreme conseguenze di quell’intuizione che Bacone aveva avuto alle origini della scienza moderna e che aveva espresso nella formula «scientia est potentia». Finita l’epoca nella quale, per insufficienza tecnica, la natura era pensata come l’immutabile; finita l’epoca nella quale l’uomo poteva concepire la tecnica come “mezzo” per agevolare il suo dominio sulla natura, oggi siamo nell’epoca in cui la tecnica guarda sia l’uomo sia la natura come semplice materia su cui compiere la sua sperimentazione. Il problema non è se la tecnologia debba essere incoraggiata o arrestata nel suo sviluppo, ma se la politica è in grado di ripensare se stessa e considerare se la sua legittimazione le derivi dall’esercizio della potenza, come sembra accadere attualmente, o dalla difesa della condizione umana. Se la politica saprà assumere “posizioni” adeguate, rimettendo al centro delle sue attenzioni l’uomo, allora anche lo sviluppo imprevedibile della tecnologia cesserà di mostrarsi minaccioso. È lapalissiano che occorrono interventi urgenti nella società, puntando sul riscatto dell’uomo perché abbandoni ogni atteggiamento genericamente rinunciatario e negativo nei confronti del mondo con le sue istituzioni, i suoi valori e il sentimento di generale disperazione derivata dalla convinzione che l’esistenza non abbia alcuno scopo.

Urge ritrovare, con necessari accorgimenti contestualizzati, un nuovo umanesimo. Insomma, l’uomo deve essere riconsiderato come essenza vitale di un processo di rinascita che guardi alle sue necessità, ai suoi bisogni: soggetto centrale e destinatario di “attenzioni” che proprio le istituzioni e la politica disattendono costantemente.

Nel testo non poteva mancare l’attenzione verso la psicoanalisi: una scienza in continua evoluzione che si trasforma a contatto con i fatti, diventando più complessa e ricca e ritornando persino sulle proprie basi per correggerle. Sotto l’influenza della sociologia i fattori sociali erano sempre più integrati con i complessi dell’inconscio e le cause delle nevrosi si cercavano prevalentemente nei conflitti della civiltà. La nevrosi eterna subiva una metamorfosi assumendo, dal canto suo, i connotati della nevrosi del nostro tempo. La sociologia si è modificata parallelamente all’evoluzione della psicoanalisi. La vecchia sociologia si era fermata alla superficie della vita sociale interessandosi ai fatti compiuti, a quanto vi era di cristallizzato e istituzionale. L’applicazione della psicoanalisi alla sociologia rappresenta l’individuazione di una nuova esigenza: la tentazione dell’abisso di voler esplorare sotto il peso schiacciante di “imponenti costruzioni” le “stanze segrete” dell’uomo.

Il problema è scoprire fin dove penetra l’influenza del sociale; è chiaro che non si tratta di discutere il problema dell’esistenza di un inconscio collettivo accanto all’inconscio individuale, si tratta di comprendere se esistono quadri sociali dell’inconscio così come esistono quadri sociali dell’affettività o della memoria, un’impalcatura dell’identità e unità sociali dell’Io su cui costruire l’unità e le identità della personalità. Non si può fare psicoanalisi, allora, senza che prima si conosca l’ambiente sociale.

Rinascita Culturale Mediterranea

di Paolo Laurita, Amministratore di “Edizioni Laurita Srls”

Quando l’amico Luigi Pistone mi ha sollecitato a considerare, in qualità di Amministratore delle Edizioni Laurita, l’apertura di una nuova collana editoriale con le relative motivazioni che ho subito riproposto ai soci della Casa Editrice, unanimemente abbiamo valutato la fondatezza delle tesi addotte dal Dott. Luigi Pistone garantite soprattutto dalla sua qualità di sociologo, di giornalista e di direttore responsabile della Web Radio-Rivista “Radionoff”.
Alle esigenze esposte e condivise certamente corrisponderà un particolare impegno editoriale (anche se particolarmente gratificante), poiché la Casa Editrice deve mettere a frutto tutte le esperienze maturate in anni di collaborazione col mondo culturale. La collana assume il nome di: “Rinascita Culturale Mediterranea” (R.C.M.) e sarà curata dallo stesso Professor Luigi Pistone.
Del primo libro, e non a caso, l’autore è lo stesso curatore della collana con l’opera sociologica: Tracce nella società.
La collana “Rinascita Culturale Mediterranea” intende occupare quello spazio che “altri interessi” hanno lasciato vuoto, forse perché poco “remunerativo”. L’impegno delle Edizioni Laurita è e deve essere quello di agevolare il più possibile tutti quei contributi culturali, soprattutto di giovani, che spesso non hanno il giusto spazio che meritano.
La collana R.C.M. intende, inoltre, organizzare convegni, incontri-studio, dibattiti e altro anche utilizzando le più moderne tecnologie che il mondo editoriale attualmente mette a disposizione. Naturalmente non sarà mai abbandonato il cartaceo che resterà sempre prioritario nelle nostre attività.

Giulio Tompesi
Giulio Tompesi
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