Davide Cifalà nasce a Catania, il 24 ottobre del 1987. Scrittore, atleta, esperto karateka racconta le sue imprese vissute: nella vita, come sul Tatamie, sempre a testa alta esultando per le vittorie ma mai lagnandosi per le sconfitte. Sì! Davide Cifalà è un eroe per i suoi ammiratori. È un ragazzo che sul Tatami ha saputo nascondere e sconfiggere il dolore.
Scrivendo il libro “Libero da ogni limite” editato da Youcanprint, ha descritto il disagio famigliare, la depressione e la volontaria denutrizione. Uno di quei mali che oggi affligge soprattutto i nostri giovani: l’anoressia.
Cifalà entra nei meandri delle motivazioni che conducono alle cause di quei problemi che magistralmente descrive nella recensione al libro Michelle Ferrari: «Spesso sembra che l’avversario più duro di Davide Cifalà sia stato lui stesso, come se lo spirito che lo spingesse ad avere successo, a volte fosse anche un demone che lo portava dritto nell’oscurità. Nato a Catania, il 24 ottobre del 1987, il suo cuore e la sua determinazione lo hanno portato, dai campetti di calcio sperduti di provincia, alle brillanti luci dei palazzetti. Entrare a diciannove anni in una palestra di Karate, fu l’inizio di un viaggio che lo avrebbe portato in giro a gareggiare nei campionati regionali e visto vincere su atleti che, a differenza di lui, avevano avuto le possibilità economiche per cominciare da piccoli con le arti marziali. “Le mie vittorie sul tatami, non sono soltanto per la mia famiglia – dice Davide – ma anche per il quartiere in cui sono cresciuto, per “la mia gente”, la gente del quartiere di Catania, Librino. Lì c’è molta gente che ci dimostra ogni giorno, che tutto è possibile nella vita, se si lavora sodo. Ed io sono orgoglioso di rappresentare quel ghetto. Sono vent’anni che sono uscito dal tunnel dell’anoressia ormai… ora cerco di affrontare la realtà, per quanto essa faccia schifo. Ma è molto peggio quello che facevo prima, cioè, ingannare me stesso“. Tutto è cominciato quando ha smesso di essere “il karateka burbero e dannato, dal cuore buono“, quando le luci della ribalta si sono spente. Aveva già affrontato l’inferno da adolescente, rischiando di morire a quattordici anni per colpa di una bestiaccia di nome anoressia. Ma poi era riuscito ad uscirne, inventandosi quindi la sua seconda vita da karateka, quella di cui ancora tutti parlano. Ma quando anch’essa si è conclusa, aveva dovuto cercare consolazione in quel poco che gli era rimasto: la scrittura, le puttane, perfino il mio stesso ex mestiere, l’attore hard. Poi, per completare ‘l’opera’, gli sono morti entrambi i nonni, nonno Natale e Nonna Rita, coloro che lo avevano sempre amato. E proprio lì ha cominciato a perdersi, Davide Cifalà, e da allora, egli sta lottando per ritrovarsi, per andare oltre a quel vuoto, la fine della sua storia d’amore con Jessica (“la Valentine Demy della Sicilia“) e le relazioni senza senso venute dopo. Non è il primo ex gladiatore a dover fare i conti con la fine dell’età dell’oro, senza poter sapere cosa viene dopo, a doversi scontrare con perdita e dolore. Davide non è stato un karateka come gli altri: ha avuto due anni di regno, di grandi risultati. “Il karateka cresciuto nel ghetto di Catania, Librino, che alla fine ha saputo riscattarsi“. Questo è stato, ed è ancora oggi, Davide Cifalà: strana storia quella della sua famiglia, la famiglia Cifalà: il suo fratello maggiore Daniele, è un pagliaccio viziato che si trova male nel mondo, affetto da gravissimi problemi mentali, una spina nel fianco per Davide, ma soprattutto per i loro genitori… I genitori sono due brave persone: papà Santo è un pasticcere, mamma Angela una casalinga. Due persone buone, succubi, che non si accorgono del fatto che il loro primogenito è una vera sanguisuga senz’anima… Davide non sopporta quell’opera di manipolazione, di demolizione mentale messa in atto da quella feccia di fratello e spesso esplode in reazioni violente : lui vuole essere la salvezza dei suoi genitori e vuol ribellarsi alle brame di quel pagliaccio di fratello, ma mamma e papà, coprono sempre e comunque quest’ultimo, credendo in tal modo di proteggerlo nel modo giusto, scatenando invece il putiferio in casa… Davide vorrebbe scappare lontano, ma non vuole abbandonare i suoi genitori, mamma soprattutto, così sacrifica se stesso, rimanendo a malincuore in quell’ ambiente tossico. Tutto questo ha reso il ragazzo una persona tormentata, tuttora, ma al tempo stesso, anche un karateka caparbio, un guerriero. Da quell’ambiente tossico è venuto fuori quello che è oggi, quello che oggi è considerato. Il Karate, oltre a dargli un modo per difendersi, gli ha aperto anche una strada, ma di quella realtà orribile non si è mai liberato. Quello che ha fatto sul tatami tuttavia, è un esempio. È storia. La storia di un atleta che alla sua prima gara, il 23 dicembre 2007, con la salute che quella mattina nemmeno lo accompagnava, ha incantato tutti, con un eroico secondo posto. Quella mattina diventa ‘la stella nascente delle arti marziali’, una stella che si conferma tale, anche nel 2008, quando in aprile ottiene una bella medaglia in occasione del ‘Secondo trofeo Madonna Della Pace’ e poi a giugno, conquista una straordinaria vittoria nello stage svoltosi a Pedara. In quello stage di Giugno, fece il suo ultimo incontro, l’ultimo match prima del ritiro… E quel match fu la prova della disciplina, dell’indomito valore quotidiano di un karateka a lungo bistrattato, sottovalutato e sottostimato, solo perché poco reclamizzato, poco ‘venduto’ oltre la cornice letteraria della sua Sicilia, dove ancora oggi spacciano per mediocri, tutti quelli che come Davide non hanno avuto la possibilità di cominciare da piccoli con le arti marziali. Ma a dispetto dei problemi in famiglia e dei problemi economici, Davide era un campione davvero. Unico, inimitabile, concreto, mai narcisista, quanto piuttosto orgoglioso, fiero di essere chi è, nonostante tutto».
La lettura dei libri scritti dal nostro autore quindi, deve essere una lettura attenta, critica ma senza prevenzioni perché l’autore merita il rispetto dell’onestà intellettuale alla pari di quello sportivo. Auguri per il prosieguo delle tue attività.