Le tre Cantiche della Commedia connotate da caratteristiche diverse

Mentre i critici sono concordi nel giudicare le prime due Cantiche della Divina Commedia, manifestano giudizi alquanto discordanti sulla terza, il Paradiso.
È possibile sostenere che soltanto con il De Sanctis si arriva a un’organica interpretazione estetica del poema dantesco. Per il critico, i cui studi sono da considerare una pietra miliare nella conoscenza di Dante, il culmine dell’arte dantesca si riscontra nell’Inferno, dove predomina la vita umana e terrena in tutta la sua passionalità. Nel Purgatorio e nel Paradiso si ha una progressiva astrazione nella rappresentazione della vita terrena, perché la realtà da rappresentare è sempre più lontana dall’esperienza concreta .
Dopo i commenti del Casini-Barbi e dello Scartazzini-Vandelli si de­ve al Momigliano la più penetrante lettura del poema dantesco. Quest’ultimo critico dopo aver trovato la terza Cantica “la meno compatta e la più medioevale” è giunto poi a rivalutarla pienamente, riconoscendo in essa la prova suprema dell’arte.
Fino a un secolo fa all’incirca si riteneva che tutta la poesia del poema fosse raccolta nell’Inferno, ma poi gradualmente si è constatato che tutta l’opera è pervasa di profonda poesia, anche se di tono profondamente diverso perché profondamente diversi sono i personaggi e gli ambienti delle tre Cantiche.
Nell’Inferno Dante giudica e assolve i personaggi nel suo animo e si dimostra un giudice inflessibile anche nei confronti di figure che sono care al suo cuore. Il poeta rappresenta un mondo dominato dalle passioni più violente, mondo che viene raffigurato con il linguaggio duro e robusto che non tralascia parole decise e violente. Con vivo realismo il poeta tende a dare rilievo plastico ai personaggi che sono rappresentati con naturalezza nelle loro azioni, nei loro atteggiamenti, nelle loro passioni. E non solo i personaggi sono descritti con realismo artistico ma anche i luoghi che conservano l’apparenza di località a tutti note e familiari.
Un’atmosfera diversa si riscontra nel Purgatorio dove non c’è più il dominio schiacciante delle passioni e nemmeno la liberazione da esse. È un mondo di dolci ricordi, dai quali le anime cercano di staccarsi anche se il distacco è doloroso. C’è predominante un’atmosfera di attesa, attesa della luce eterna, di cui si ha la certezza. Quello di Dante nel Purgatorio è un viaggio ricco di dolce nostalgia, in cui incontra volti di cari amici, amici scomparsi che il poeta rivede con profonda gioia e tenerezza.
Rispetto all’Inferno è mutato il tono e il paesaggio. È un ambiente calmo e sereno in cui i personaggi non sono più peccatori dannati a dure e aspre condanne che dureranno in eterno, ma anime che sanno che le loro pene avranno una fine ed aspettano di poter raggiungere la gloria dei cieli.
Il poeta non usa più la sua tecnica scultorea dell’Inferno con la quale in tutti aveva impresso nella mente singole figure di peccatori, ma qui nel Purgatorio dipinge interi gruppi nei quali i singoli hanno perduto la loro individualità. I sentimenti che provano qui i penitenti non sono più quelli dell’odio e dell’ira, della superbia, della cattiveria, ma le loro parole sono ispirate alla dolcezza e alla bontà, sono dettate dall’amore e della tenerezza.
Alcuni critici, soprattutto i più moderni, riconoscono al Paradiso maggiori pregi artistici che non alle altre due Cantiche. Certo nella terza Cantica la poesia è appesantita dall’elemento dottrinale che predomina un po’ dappertutto. Il Paradiso è il luogo non solo della gioia infinita, ma anche quello della verità e quello dove tutti i dubbi più profondi della mente umana si risolvono e tutti gli interrogativi dell’uomo trovano una risposta. Così Dante cerca di chiarire molti punti oscuri con spiegazioni che vanno dalla filosofia alla teologia, dalla scienza fisica a quella morale e alla politica. È una poesia didascalica e ragionativa che richiede spesso al lettore un impegno a cui non è abituato dopo aver letto l’Inferno e il Purgatorio, che fanno spicco per la loro immediatezza plastica e pittorica. Ma anche nel Paradiso il poeta lascia libero spazio al suo impeto, lirico là dove esprime la gioia eterna, il gaudio divino che fa rifulgere tutte le anime. Questi sentimenti di felicità si manifestano con canti, balli e con coreografie.
Già il paesaggio e il contenuto delle tre Cantiche sono diversi. Il paesaggio del Paradiso deve essere immateriale e Dante quindi agli elementi naturalistici dell’Inferno e del Purgatorio contrappone solo atmosfera e luce. Poi mentre nell’Inferno domina il contrasto delle passioni e nel Purgatorio il mondo dei ricordi, nel Paradiso viene rappresentato solo felicità ed estasi.
Nella voragine dell’Inferno predomina la materia, che nel Purgatorio va sempre più spiritualizzandosi fino a diventare luce nel Paradiso per indicare la beatitudine delle anime. E questa luce è tanto più intensa quanto più profonda è appunto l’estasi. Dante spesso nell’ultima Cantica, s’arresta smarrito davanti ad argomenti che non ha il coraggio d’affrontare e la poesia è in questa impotenza confessata dal poeta che nello stesso tempo si innalza a contemplare la bellezza e la perfezione dell’ordine dell’universo.
Nel cielo lunare le anime appaiono con qualche aspetto della loro figura umana ma evanescenti, poi nel cielo di Mercurio e in quello di Venere aumenta sempre di più la luminosità e si affievolisce sempre più l’aspetto umano delle anime.
Alla fine del viaggio a Dante apparirà la visione di Dio che gli si mostra come una immensa ruota lucente, fonte di luce vivissima, davanti alla quale non si smarrisce solo l’occhio ma l’animo stesso.
Dante per primo ha avuto questa concezione mistica del Paradiso che era stato sempre visto come un luogo dove le anime erano circondate da ogni godimento terrestre. Il sommo poeta smaterializza al massimo questa concezione e vede i beati inondati di letizia spirituale, ma pur tuttavia viene conservata una certa concretezza. Le anime, infatti, manifestano la loro individuale personalità nei lati migliori, tanto che i loro sentimenti, le loro espressioni, i loro atteggiamenti risultano un riflesso dei sentimenti più nobili della Terra.

Luigi Pistone
Luigi Pistone
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