Le etichette sul vino proteggono la nostra salute?

Le etichette sul vino proteggono la nostra salute? In questi giorni, numerosi esperti, e non solo, stanno esprimendo il proprio parere sul consumo di sostanze alcoliche e, soprattutto, sulle possibili conseguenze delle etichette “salutiste” da apporre sulle bottiglie di vino. Il motivo deriva dalla decisione dell’Irlanda: sarà il primo Paese dell’Unione Europea ad adottare etichette per vino, birra e liquori con avvertenze sui rischi legati all’alcol. La norma, notificata a giugno, ha scatenato numerose polemiche da parte di molti stati membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia. Il timore è quello che venga demonizzato un prodotto italiano di eccellenza come il vino, con il rischio che il mercato ne risenta.

Ma questi dubbi sono fondati? È il vino ad essere messo sotto accusa? Quali rischi corre il mercato italiano? Queste etichette sono utili alla nostra salute? Ascoltiamo il parere dell’esperto, il professor Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità e vicepresidente della Federazione delle Società Scientifiche Europee sulle Dipendenze EUFAS.

La motivazione più frequentemente utilizzata per schierarsi contro l’utilizzo di queste etichette è legata al duro colpo che, secondo molti, subirebbe l’export di vino italiano. Il nostro Paese infatti è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà ricavato dalle vendite all’estero. Stanno veramente così le cose?

«La percezione che la complessità della questione abbia favorito una polemica evitabile è ancora più sentita per la confusione generata dalla sovrapposizione di due questioni. Una tecnica, di procedura europea, che reputo giustamente impugnata dall’Italia e dal Ministro Lollobrigida. L’altra, più inerente alle competenze scientifiche, di contenuti dei messaggi in etichetta che ha acceso il dibattito sulla plausibilità di messaggi salutistici riferibili esclusivamente al vino, argomento che ha però le medesime criticità sollevate dalla reazione italiana, rappresentando probabilmente, da un lato un oggettivo problema di prevaricazione delle regole del mercato e di concorrenza sleale, non essendo, in sintesi, dimostrabile che il vino possa fare bene o più bene rispetto a birra e superalcolici, dall’altro lato, tirando per la giacchetta la scienza che non potrebbe fare altro che supportare l’implausibilità di certe affermazioni che la Corte Europea ha già sanzionato per molto meno, per un innocuo “più digeribile” del vino tedesco che vantava proprietà salutistiche dell’alcol vietate dalle direttive europee», spiega il professor Scafato.

«La Risoluzione del Parlamento Europeo per la lotta al cancro parla chiaro e va ben oltre la questione delle etichette che rappresentano un argomento persino marginale rispetto all’impegno colossale richiesto anche al settore della produzione per favorire l’obiettivo di riduzione di almeno il 10 % del consumo dannoso di alcol entro il 2025, “incoraggiando la Commissione Europea e gli Stati membri a promuovere azioni tese a ridurre e prevenire i danni provocati dall’alcol nell’ambito della revisione della strategia europea sull’alcol, compresa una strategia europea volta ad azzerare il consumo di alcol per i minori”. Informare sui rischi legati al consumo di qualunque bevanda alcolica – non si fa alcun riferimento specifico al vino – fa parte di una qualunque strategia di prevenzione».