Le ultime competizioni elettorali regionali in Friuli-Venezia Giulia e quelle a seguire del comune di Udine a poca distanza di settimane potrebbero indurre a pensare che le persone esprimono il proprio consenso senza essere minimamente orientate da una idea politica. Infatti a ben vedere gli ultimissimi risultati elettorali si presentano in aperto contrasto, lasciando perplessi e generando dubbi circa il minimo di coerenza, che ogni persona dovrebbe pur avere in fatto di orientamento politico, a maggior ragione quando le votazioni sono così strettamente ravvicinate. È sempre lecito cambiare idea, ma così parrebbe essere per davvero eccessivo e poco credibile.
Mentre quindi a livello regionale il centro destra, con il candidato Presidente Massimo Fedriga, stravince con il 64,2%, al comune di Udine invece il risultato si ribalta e il candidato del centro sinistra, Alberto Felice De Toni, vince con il 52,8%. E così anche i risultati dei singoli partiti nelle due competizioni si differenziano significativamente, come si può ben evincere dalla seguente tabella.

Quelli che mantengono un minimo di equiparazione sono Fratelli d’Italia e il Partito Democratico, mentre gli altri, come la Lega, subiscono forti discostamenti e il Movimento 5 Stelle addirittura raggiunge risultati insignificanti.
Potrebbe sembrare a prima lettura che la confusione mentale regni nella testa degli elettori, ma nulla di tutto ciò è più sbagliato pensare. Con la sparizione dei partiti della prima repubblica e dei lori riferimenti ideologici, che legava e amalgamava le persone, si sono persi precisi punti fermi, lasciando spazio unicamente alla improvvisazione e lanciando nel proliferare della costellazione delle sigle partitiche quelle legate ai leader e alle necessità materiali ed urgenti del momento.
In quest’ultimo trentennio si sono quindi alternati, come meteore, personaggi politici che dalle stelle sono finiti miseramente alle stalle, salvo ben inteso Silvio Berlusconi. Non sono pertanto le persone che impazziscono o cambiano disinvoltamente schieramento politico-partitico, ma non essendoci più i luoghi della selezione della classe politica le persone devono necessariamente affidarsi di volta in volta ai messia di turno e alle loro roboanti promesse elettorali.
Le continue disillusioni ha però generato nel tempo il fenomeno dell’abbandono delle urna, di cui tutti ne evidenziano le possibili cause, ma nulla poi viene fatto per scongiurarlo. Permanendo quindi queste condizioni gli elettori, almeno quelli che ancora credono nell’esercizio del voto, non hanno che due condizioni a cui appigliarsi: la credibilità dei candidati e i loro programmi elettorali più o meno realistici e realizzabili. Nessuna contraddizione quindi nelle scelte, solo buon senso e ancora il voler riporre fiducia in qualche rappresentante politico. Quando i partiti o le coalizioni propongono persone non chiacchierate, non usurate, non interessate personalmente alla gestione del potere, non avide di denaro, ma schiette, aperte al dialogo, competenti, oneste, allora il desiderio del recarsi a votare, di non disertare le urna si fa forte nella gente per poter scegliere il meglio, non il meno peggio della rappresentanza politica e ci sta dunque che nell’arco di pochi giorni il voto espresso porti a risultati di segno opposto, ma sicuramente coerente con le aspettative dei cittadini.