La straordinaria arte della comunicazione in Basilicata

Benvenuti nel magico mondo della comunicazione in Basilicata, terra di poesia, paesaggi mozzafiato e, naturalmente, informazione. Ma attenzione non stiamo parlando di una comunicazione qualunque: qui l’informazione è un’arte! Un po’ come l’arte contemporanea: difficile da capire, a tratti confusa e spesso fonte di grande perplessità.

Partiamo dai custodi della “verità assoluta”, coloro che amano definirsi gli unici in grado di offrire notizie senza filtri. Cosa c’è di meglio, d’altronde, che presentarsi come il paladino dell’informazione libera e poi dedicare intere pagine a libri che sembrano più pubblicità che cultura? Non c’è censura, è vero: qui si chiama “marchetta editoriale”. Dopotutto ogni libro ha diritto alla sua passerella, anche quelli scritti da personaggi il cui talento letterario è inversamente proporzionale alla loro autostima.

Poi ci sono quelli che si autoproclamano il “non plus ultra” dell’informazione. Professionisti impeccabili, penne argute, sempre un passo avanti… o almeno così dicono. Peccato che ogni tanto inciampino su disinformazioni così evidenti da far arrossire persino il più distratto degli apprendisti giornalisti. E quando non si tratta di bufale ci scappa il plagio: una strizzata d’occhio a Wikipedia, due righe prese da un blog sconosciuto et voilà l’articolo è servito. Originalità? Un concetto sopravvalutato.

Non possiamo dimenticare quelli che amano lanciarsi in proclami di grandezza, parlando di redazioni fantasmagoriche ma senza avere un solo redattore assunto secondo i sacri articoli del contratto giornalistico. Un esercito di collaboratori, tutti rigorosamente “a progetto”, spesso pagati in visibilità o – se va bene – in un caffè al bar. Ma guai a dirlo: qui si parla di “struttura solida”, di “squadra affiatata”. La realtà? Una partita di calcetto improvvisata senza arbitro e senza regole.

C’è poi chi ha deciso che la Basilicata non merita più la sua presenza: remi in barca, valigie pronte e arrivederci. Forse la terra lucana non era abbastanza stimolante? Forse mancavano le giuste ispirazioni? Chissà. E mentre alcuni abbandonano altri insistono, riempiendo fogli extralarge con articoli di firme che sembrano uscite da una capsula del tempo. Stile anacronistico, un po’ di copia-incolla dal glorioso Camporesi e il gioco è fatto. Il risultato? Più teatrino che giornalismo, più amarcord che analisi.

Un capitolo a parte meritano coloro che arrivano sulla notizia con la puntualità di una diligenza nel Far West: almeno 24 ore di ritardo. Forse stanno aspettando l’ispirazione? O magari un segnale dal cielo? Nel frattempo la notizia è già passata ma non importa: meglio tardi che mai, no? Il bello è che la chiamano “approfondimento” ma assomiglia più a una cronaca postuma.

E che dire di chi, pur di evitare di pagare gli stipendi, licenzia? Una strategia geniale: meno personale meno problemi. E se proprio qualcuno osa chiedere un contratto si cambia argomento, si sorride e si guarda altrove. Del resto la flessibilità è tutto, no? Peccato che questa flessibilità somigli più a un elastico che si spezza.

In tutto questo, noi – umili osservatori – ci limitiamo a fare ironia. Ogni tanto lanciamo qualche consiglio, giusto per sport. Tipo: sarebbe bello che i lucani avessero acqua buona per ogni esigenza. Ma è chiedere troppo. Meglio concentrarsi su grandi temi, tipo l’ennesima polemica politica o il libro dell’autore del momento. Sic et simpliciter, dicono i latini.

Lasciamo ai lettori un giudizio più accurato e attento. Noi ci limitiamo a osservare, con una risata e un pizzico di sarcasmo. Perché la comunicazione in Basilicata è un viaggio straordinario, dove ogni notizia è un’opera d’arte e ogni redazione un circo ambulante. Applausi, signore e signori. Il grande spettacolo continua.