La biografia di importanti personalità, in particolare nell’ambito della Storia della Scienza, se basata sulla ricerca di fonti documentali essenziali potrà essere di grande aiuto per capire figure che hanno lasciato una importante traccia di riferimento nella formazione così come nello sviluppo evolutivo di una disciplina scientifica emergente come la Chimica.
Un personaggio chiave per comprendere la nascita di questa disciplina nel senso moderno è senza ombra di dubbio Antoine Laurent Lavoisier, padre fondatore e illustre vittima della rivoluzione francese, su cui si è scritto molto, e non poteva essere diversamente, a volte enfatizzando le complesse sue vicende personali e della sua segretaria e moglie Anne Paulze Lavoisier. Di recente sono state pubblicate due biografie che danno una chiara dimostrazione dei differenti canoni storiografici che un autore può seguire nello scrivere una biografia e il relativo risultato da un punto di vista propriamente storico conseguito.
Il primo libro di Sandro Tirini, un ingegnere nucleare appassionato bibliofilo e cultore di Storia della scienza, s’intitola Vita di Marie-Anne Paulze Lavoisier Contessa di Rumford (Clueb Bologna 2021) è una ricostruzione alquanto romanzata tratta dal diario del canonico Giuseppe Settele che descrive una serata salottiera del 22 maggio 1820 in un palazzo della nobiltà nera in Trastevere e le conversazioni con Anne-Marie Paulze Lavoisier, ormai sessantenne, ospite d’eccezione. La segretaria e moglie del chimico francese racconta la sua vita assieme a quella del marito e della società parigina, prima e dopo la rivoluzione, che essi frequentano privilegiandone l’aspetto mondano. Le vicende seguenti alla morte del marito, la restituzione dei beni confiscati, il matrimonio con il Conte di Rumford, illustre fisico americano e acerrimo rivale delle teorie lavoiseriane, che l’autore definisce impenitente donnaiolo e accaparratore di finanze, i continui dispetti e dissapori tra moglie e marito fino alla burrascosa interruzione matrimoniale dopo pochi mesi. Un’attività mondana frenetica di questa donna dalla forte ed irruente personalità, che lo stesso Rumford aveva definito: un altezzoso drago femmina e che il nostro autore caratterizza come una donna in cui i segni dell’antica bellezza, ora sfiorita e quasi disordinata, si erano trasformati in impronte ruvide, quasi mascoline, che le sofferenze vissute avevano accentuato, uno strano atteggiamento misto di arroganza, orgoglio e rancore: era però desiderosa, al tempo stesso, di essere compresa nella sua profonda solitudine. La ricostruzione che vien fatta sembra si basi non su testimonianze dirette ma su ipotesi, semplici illazioni o interpretazioni all’insegna del sentito dire, oggi potremmo ben dire nella fattispecie dei social e per di più romanzate ad hoc ma che di storico non hanno nulla.
Il secondo libro: Scrivere e sperimentare. Marie-Anne Paulze- Lavoisier, segretaria della “nuova chimica”(1771-1836) (Viella Roma 2022) è di Francesca Antonelli, un lavoro svolto come ricercatrice all’Università di Bologna e l’École des Hautes Études en Sciences Sociales a Parigi. Un approccio storiografico nella sua indiretta biografia del chimico Lavoisier attraverso la moglie Marie-Anne, sua stretta collaboratrice nella descrizione degli esperimenti, è originale e di estremo interesse per ricostruire la stessa attività sperimentale della nascente chimica moderna e i sofisticati apparati di laboratorio che erano riusciti a realizzare. L’immagine di Lavoisier come padre fondatore della chimica moderna assai comune per tutto l’Ottocento è stata ripresa in tempi più recenti da vari storici. Il ruolo di Lavoisier era ingigantito mentre pochissimo spazio era riservato ai collaboratori di cui per circa trent’anni di carriera lo scienziato si era circondato. La scrupolosa ed approfondita ricerca sui Registres de laboratoire conservati negli archivi dell’Académie des Sciences che l’autrice legge quasi come documenti biografici permette di scoprire aspetti poco noti di Anne Paulze Lavoisier che meglio focalizzano il suo ruolo come collaboratrice ed assistente, dagli esperimenti a cui partecipa in prima persona alla sua formazione nella chimica del tempo. Scrive l’autrice: riflessioni, questioni aperte, appunti rimasti incompiuti, esperienze non riuscite e pagine lasciate bianche si alternano a racconti dalla struttura più chiara, in cui alla registrazione dei pesi iniziali e dei materiali utilizzati segue una descrizione ordinata delle operazioni, degli effetti osservati e delle misure ottenute a esperimento concluso.
I Registres de laboratoire che erano rimasti in una posizione marginale nell’indagine storiografica su Lavoisier, letti in questa luce permettono di aprire una nuova e originale indagine sulle maniere in cui i saperi scientifici sono costruiti e conservati evidenziando anche la dimensione di genere insita in tali processi. La figura di assistente, traduttrice e illustratrice di testi, considerati fondamentali per la rivoluzione chimica, fanno di Marie-Anne Paulze Lavoisier una donna tutt’altro che salottiera e che Guyton de Morveau in una lettera del 13 ottobre 1787 al suo amico e collega Lavoisier definiva tanto amabile quanto intelligente.
In definitiva un’ottima biografia che ben si addice alla definizione di Thomas Carlyle che ci siamo permessi di usare come titolo.
Veramente interessante.