La poesia di Montale racchiude pessimismo, malinconia e senso della solitudine

Montale  è uno dei poeti contemporanei più interessanti e complessi. Ha una visione dolorosa della vita, ma la sua sensazione del dolore non è personale, bensì cosmica. Riesce comunque a superarla e a dominarla nel senso che la contempla dal di fuori come spettatore senza mai troppa commiserazione. La sua poesia prende l’avvio dalle considerazioni sulla condizione  umana.

Di se stesso ha detto «Io parto  sempre dal vero, non so inventare nulla, ma quando mi metto a scrivere il nucleo poetico ha avuto una lun­ga incubazione; lunga e oscura … A cose fatte conosco le mie intenzioni. Il dato realistico, però, è sempre presente, sempre vero». Sergio Solmi della poesia di Montale ha detto: «Sembra sorgere dal contrasto di due elementi essenziali:  da  una  parte,  un  senso  fondamentalmente  negativo di indifferenza e d’atonia, o d’immobile dolore: l’impietrato soffrire senza nome, il delirio di immobilità; dall’altro, a rompere questa iniziale purificazione,   la frattura  sentimentale che vi si opera fulmineamente, il  messaggio  del  fondo ignoto  della  poesia.  Una  figura,  un  paesaggio,  un colore, un segno, incommensurabili con gli oggetti della realtà ordinaria provocano di colpo la frattura, suscitano la luce di lampo, che li muta in alcunché di ricco e strano, nell’immagine poetica».

Nella poesia di Montale traspaiono tutti gli elementi della poesia mo­derna quali il pessimismo, la malinconia, il senso della solitudine ma in essa è presente un  certo equilibrio che la riallaccia alla poesia classica. Come ha sostenuto il Frenzel «Montale ha cercato di riallacciare la nuova corrente all’antico, ha proposto un suo rinnovamento della sensibilità an­tica, in particolare modo di quella virgiliana».

Non c’è critico, soprattutto in questi ultimi tempi, che non si sia inte­ressato all’opera di Montale, per mettere in evidenza gli elementi della sua notevole personalità. Tra gli altri N. Sapegno, nella propria storia del­la letteratura italiana, ha scritto: «La sua sensibilità viene a risolversi in un atteggiamento di assoluta contemplazione, in cui i pretesti  offerti dalla memoria e dai sensi diventano materia di una cronaca rigorosa e severa , da accettarsi come qualcosa di irrevocabile, e tutto l’impegno del poeta e dell’artista si riconosce nello sforzo di fissarli in figure ferme e distaccate, dense di significato simbolico. Da questa disposizione contemplativa deri­va, in Montale, la relativa ricchezza della materia e la sua particolare con­cretezza e adesione alle cose e alla figura di un paesaggio tutt’altro che indeterminato  ed  evanescente ».  Leggiamo  la  prima  poesia  di  Montale “Meriggiare pallido e assorto” , in essa c’è la visione dolorosa della vita che ebbe il poeta; si sofferma a descrivere «il male di vivere», come ebbe a dire in un’altra poesia, con il linguaggio duro e che per niente indulge a sentimentalismi. Il paesaggio descritto è quello della Liguria, squallido e desolato come la vita dell’uomo che si affanna e si affatica a cercare di raggiungere un’irraggiungibile felicità. Leggiamo comunque: «Meriggiare pallido e assorto/ presso un rovente muro d’orto/ ascoltare tra i pruni e gli sterpi/ schiocchi di merli, frusci di serpi/Nella crepe del suolo o su la vec­cia/ spiar le file di rosse formiche / che ora si rompono ed ora si intreccia­ no/ a sommo di minuscole biche / Osservare tra frondi il palpitare / lontano di scogli e di mare/ mentre si levano tremuli scricchi/di cicale dai calvi picchi / E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / co­ me è tutta la vita il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia» .

Montale ha saputo interpretare pienamente e profondamente la  crisi che attanaglia  l’uomo moderno e i suoi tempi con i suoi sconvolgimenti e sovvertimenti di valori che porteranno a vivere  in un’ambiguità, in una incertezza, in una precarietà che diventa di giorno in giorno sempre più angosciante. La prima raccolta di versi “Ossi di seppia” già dal titolo ci dà il senso del paesaggio ligure arso ed asciutto come un osso di seppia, che d’altra parte richiamando alla mente  i resti di  animali marini ci sug­gerisce l’idea  del divenire meccanicistico della natura. Montale vede tutto l’universo come una gabbia  dalla  quale  è  impossibile fuggire. Ovunque nel mondo il poeta vede «il male di vivere» senza possibilità di scampo .

Luigi Pistone
Luigi Pistone
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