A essere espliciti, nonostante possa sembrare illogico, il potere si gestisce attraverso l’informazione, come del resto è sempre avvenuto nella storia dell’umanità. Se nell’informatica l’unità di misura dell’informazione è il bit nella moderna società potremmo definire un nuovo indice di misura come il ban, abbreviazione del termine banalità che contraddistingue l’informazione oggi.
I giornali li leggiamo attraverso le immagini, l’ambiguità dei titoli e per ultimo il testo vero e proprio che, se letto con un po’ di acume critico, sembra fatto col copia e incolla, una misticanza di frasi fritte e rifritte e per di più banali. In particolare è navigando nella rete che se ne ha la prova evidente. Notizie che si susseguono in maniera asfissiante, definite aggiornate ma che obbediscono solo alla vecchia regola giornalistica del sensazionale, non solo, ma finalizzate a trasmettere un messaggio ben preciso a seconda delle varie lobbies editoriali.
Non parliamo poi delle vere e proprie acrobazie linguistiche più che concettuali a cui assistiamo con una farcitura d’ingredienti, potremmo dire, visto l’apoteosi dei tanti chef che pullulano la rete, a dir poco stomachevole e che ci costringono ad ingerire quasi come un olio di ricino mediatico di obbrobriosa memoria!
Niente paura però, ci sono tanti prodotti che curano la salute del nostro intestino assicurandole una buona stagione: in riferimento ad un prodotto pubblicitario che scomoda addirittura la meteorologia (sic)!
Ci sia permesso infine, nonostante il bisticcio linguistico, porci la domanda: serve l’informatizzazione dell’informazione o, come dice Luciano di Samosata nella sua Storia vera, è solo un’informazione a c…di cane?