Il simbolo magico egizio spesso usato dagli antichi alchimisti per indicare l’unità della materia crediamo possa dare un’immagine del mondo in cui viviamo dominato dal macchinismo, per usare un termine assai caro allo storico della scienza Alexandre Koyré. L’homo technologicus più che sapiens inebriato da quel che crede, o meglio gli si fa credere, il benessere dovuto al progresso delle macchine, che pur avendo liberato l’umanità dalla schiavitù lo ha reso schiavo inconsapevole delle stesse. Indiscutibile verità rappresentata nel simbolo alchemico. La Natura esiste nella sua realtà oggettiva che noi in qualche modo, non sempre seguendo i consigli di Galileo e dei padri della filosofia naturale, cerchiamo di leggere non riuscendo il più delle volte ad ottenere una soluzione razionale nel senso proprio della parola privilegiando invece quella economica, forzandone il significato etimologico, che diventa, ahimè, sinonimo di benessere. La storia della scienza che è anche storia dell’umanità ci può dire molte cose al riguardo. La scienza è fatta di idee, ingranaggi complessi che muovono i meccanismi della conoscenza della realtà come ci ha ben descritto Platone con il mito della caverna. Le idee possono riuscire a rischiarare le ombre con cui si presenta la realtà. Il caso può aiutare una scoperta ma è il suo valore in quanto idea che ci permette di farne un uso adeguato.
Un esempio chiarificatore è la Chimica, essa ci mette a disposizione nuovi e straordinari materiali, lo studio accurato delle loro proprietà ci dice a priori molte cose, sulla disposizione strutturale delle molecole e sulla loro reattività, i possibili effetti deleteri sia sull’ambiente che sull’uomo. Già Plinio nella Storia Naturale, quasi un’opera antesignana, fatte le debite considerazioni, della moderna Encyclopédie di stampo illuminista parlava degli effetti dannosi dell’asbestum il famoso amianto di cui poi se ne è fatto un uso indiscriminato. La sintesi chimica ha prodotto molteplici risultati, in particolare la strutturistica ci ha permesso di progettare nuove sostanze ma di cui già in partenza è possibile vederne la fattibilità così come le controindicazioni. E’ ora di sfatare il mito del chimico che pulendo il banco di laboratorio con un cencio e poi (grande sporcaccione potremmo dire) asciugandosi il sudore della fronte inventa una lozione per far ricrescere i capelli. Analoghe considerazioni è possibile fare con le tante sigle di prodotti chimici dal PVC al polistirolo usati a sbafo, trialomelani (THMI) e acidi aloacetici (HAA5) nella potabilizzazione delle acque, ftalati e perfluoroalchilici (PFAS) in particolare giocattoli e abbigliamenti dai colori vivaci e forme accattivanti (basti guardare le scarpe da alieni che usano in tanti siano essi bambini o adulti e le rassegne di moda che si ostinano a definire green e sostenibili) e si potrebbe continuare all’infinito! Non con le parole e con i messaggi subliminali da cui siamo assordati sarà possibile sopravvivere nella società a venire. E’ necessaria una capillare e corretta informazione a partire dalla scuola primaria che non deve essere il luogo dove ostentare zaini sproporzionati e multicolori che ingrassano l’industria chimica del superfluo o divertirsi a colorare con tanti pennarelli disegnando dappertutto come stimolo alla creatività infantile, per altro legittima, ma che non ha nulla da spartire con i vantaggi che la scienza della Chimica è in grado di offrirci se sapremo usarla in modo appropriato.