Il presepe come rappresentazione sacra o attrazione turistica?

Nella tradizione cristiana la rappresentazione scenica della Natività ha sempre avuto un ruolo fondamentale e la storia dell’arte ci offre una miriade di testimonianze nel suo storico divenire. Il presepe, parte integrante della solennità del Natale nel mondo cattolico, in questi ultimi anni sembra sia stato offuscato da un’ombra di puro consumismo. Abbondano i paesi in cui il cosiddetto presepe vivente diventa  un’occasione  di  pura  attrazione  turistica  che  va  ben  oltre  la francescana tradizione che voleva rappresentare la devozione del cristiano verso la nascita di Gesù, così come nei presepi allestiti un po’ dappertutto si predilige quasi un uso sconsiderato di effetti scenografici di tanti automi, il cosiddetto presepe mobile, che si allontana dalla genuina tradizione presepiale del nostro paese e stona alla grande con le tante rappresentazioni che i maestri italiani del colore ci hanno lasciato in eredità. Scenografie poi elaborate e differenziate nelle varie iconografie dei personaggi raffigurati in particolare nelle regioni centromeridionali. Si va dal presepe siciliano a quello napoletano, salentino o lucchese. Tutto questo accade nei presepi artistici patrimonio di enorme valore delle tante chiese, che a ragione potrebbero avere un ruolo attrattore.

Caratteristica di fondo è la staticità nella rappresentazione, di un momento particolare come la nascita del Redentore, fissata nelle tante particolarità delle figure che vivono la festa del Santo Natale, secondo le diverse tradizioni popolari. Sono le varie espressioni dei personaggi che danno alla scena una dinamica propria ed originale arricchita di sontuosi e curati drappeggi che rendono uniche tali figure. Un esempio canonico il famoso presepe Cuciniello nella Certosa di San Martino a Napoli, con il gruppo della natività nella sua classica iconografia tra i ruderi di un tempio pagano, contorniata da scene di vita quotidiana partenopea in occasione del Natale.

Siffatte rappresentazioni, con il loro indiscutibile fascino, possono suscitare  interesse  analogo,  e  la  storia  dell’arte  insegna,  alle  stupende rappresentazioni della natività nella pittura da Duccio di Buoninsegna a Giotto, all’incompiuta adorazione dei Magi di Leonardo o al Ghirlandaio della Capella Sassetti.

È giusto, l’Epifania tutte le feste porta via, se poi vogliamo onorare il Santo Natale, manteniamoci un po’ più fedeli e consoni alla tradizione storica del nostro passato, il consumismo lasciamolo ai tanti Babbi natale e al famoso beverone che li sfrutta…e a buon intenditor poche parole!

Michele Vista
Michele Vista
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