Guerra in Yemen: motivi e storia del conflitto pluriennale

La guerra nello Yemen contrappone le forze governative yemenite, sostenute dal 2015 da una coalizione internazionale guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, al movimento di Ansar Allah (AA). Andiamo ad approfondire i motivi e la storia di questo conflitto, dall’origine a oggi. Da quasi 9 anni, questa guerra è la causa di una gravissima crisi umanitaria per la popolazione civile, in un paese in cui l’accesso per gli operatori umanitari è estremamente limitato e complesso.
Cronistoria di un conflitto
Lo Yemen era già un paese segnato dalla violenza prima dello scoppio della guerra civile nel 2014 ma il livello di violenze e distruzione ha raggiunto picchi senza precedenti a partire dall’intervento di una coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi uniti, nel marzo 2015, per mantenere il regime del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi al potere. La risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nell’aprile 2015, che ha imposto in particolare un embargo sulla fornitura di armi a una delle parti in conflitto, ha provocato il bombardamento di infrastrutture strategiche (strade, aeroporti, porti, …), ma anche di infrastrutture civili: mercati, distributori di benzina, campi, ospedali. I centri sanitari di Medici Senza Frontiere – o quelli sostenuti da MSF – sono stati così più volte colpiti dal 2015. Ha anche portato a restrizioni nelle importazioni, con conseguenti problemi di accesso – penuria o aumento dei prezzi – ai beni di prima necessità, tra cui carburante e medicinali.

Cronistoria per capire l’evoluzione del conflitto negli anni.
2011: i moti della primavera araba portano alla nascita del movimento ribelle yemenita.
2012: la rivolta generale che cresce nel Paese porta alle dimissioni del Presidente Ali Abdallah Saleh e all’elezione di Abdrabbuh Mansour Hadi
2014: scoppia la guerra civile vera e propria.
2015: intervento nel conflitto della coalizione internazionale guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e conseguente escalation dei combattimenti. A ottobre viene bombardato e distrutto l’ospedale MSF di Haydan
2016: anche l’ospedale di Abs, sostenuto da MSF, viene colpito da un raid. Muoiono 19 persone.
2017: le Nazioni Unite parlano del conflitto in Yemen come della “peggiore crisi umanitaria nel mondo”. Nello stesso anno, il Paese è colpito da una grave epidemia di colera.
2018: i combattimenti si intensificano e coinvolgono in particolare la città di Hodeidah
2019: l’ospedale MSF a Mokha Est viene parzialmente distrutto da un attacco. Il colera torna a fare vittime tra i civili.
2020: il Covid-19 colpisce anche lo Yemen che ne subisce gravemente le conseguenze a causa di un sistema sanitario completamente allo sfascio.
Lo Yemen oggi
La situazione in Yemen resta drammatica. Nonostante una tregua di 6 mesi da aprile a inizio ottobre 2022 tra le due fazioni, il movimento di AA (Ansar Allah) e il IRG (International Recognized Government of Yemen), non cessano le ostilità e le violenze. I dati delle Nazioni Unite parlano di oltre 377mila morti e 23 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Le prime vittime dei bombardamenti e dei raid aerei sono proprio i civili, i quali molto spesso non hanno nemmeno la possibilità di fuggire, restando intrappolati negli gli scontri. Le organizzazioni presenti nel Paese denunciano una situazione drammatica aggravata dal rischio di carestie ed epidemie ricorrenti. Milioni di persone sono a rischio malnutrizione ed è proprio l’insicurezza alimentare, insieme alle scarse condizioni igienico-sanitarie, a causare un forte indebolimento del sistema immunitario e ad aumentare l’incidenza di malattie trasmissibili. In questi anni di guerra si sono susseguite diverse epidemie di colera e difterite, senza contare l’impatto devastante della pandemia di Covid-19 negli ultimi due anni. Nonostante gli sforzi fatti finora per attenuare le conseguenze del conflitto, una soluzione per una pace duratura sembra ancora lontana.

Il lavoro di MSF
“Siamo presenti in Yemen dal 1986. Durante gli anni di conflitto e nonostante i continui attacchi alle strutture sanitarie, abbiamo confermato il nostro impegno all’assistenza e alla cura della popolazione. I nostri team forniscono cure salvavita alle persone ferite dalle violenze, oltre a curare i pazienti che soffrono gli effetti a lungo termine della guerra, come nel caso della salute mentale, della malnutrizione e in generale delle difficoltà nell’accesso ai servizi essenziali, permettendo, ad esempio, alle donne di partorire quanto più possibile in sicurezza. Rispondiamo anche a epidemie di malattie tra cui morbillo, il colera e la difterite”.