Guazzabugli linguistici o letame letterario per non dir nulla!

di Failù Alimurgo

Non è dato comprendere la vena letteraria di taluni acculturati opinionisti che sfoderano le loro conoscenze per delle sinottiche divagazioni su argomenti disparati dal vago contenuto etnico o antropologico, che dir si voglia, con risvolti autobiografici personali sconfinando con disinvoltura e soffermandosi sulle origini etimologiche di alcune parole strettamente connesse alla civiltà contadina di cui non se ne capisce il nesso logico culturale.

Nel mondo contadino è nota l’importanza del concime fonte primaria per la sua resa nell’agricoltura dalla notte dei tempi, l’etimologia del termine sia che ci si riferisca alla radice dal greco ρεΰμα – ρεΰματος o a quella latina laetamen, derivato di laetare (concimare), da laetus nel significato di fertile per indicare il corrispondente lemma della lingua italiana letame e quello dialettale rumatu o altre varianti lessicali del termine. È invece del tutto erroneo e fuori luogo associare il termine luto (dal latino lutum) di tutt’altro significato: lutare era un’operazione assai comune nell’antichità per rivestire dei recipienti con un particolare impasto di argilla o altre sostanze, un mastice refrattario assai impiegato dagli alchimisti nelle loro trasmutazioni degli elementi per effetto del calore diretto.  

Ancor più vago e inconsistente il voler poi riferirsi alla situazione politica attuale e il letamaio in cui trasborda con la speranza irraggiungibile che possa generare un processo di crescita in quanto concime! L’importanza della cultura contadina va considerata in una visione strutturalista di ben altro respiro, di là da reminiscenze etimologiche e lessicali alquanto stereotipate se non proprio banali!