È morto Pelé, il tricampeon che inventò il calcio

È morto Pelé, la leggenda del calcio aveva 82 anni. Pelé, operato lo scorso anno per un cancro al colon, era ricoverato all’ospedale Albert Einstein di San Paolo dal 29 novembre dopo una infezione respiratoria che aveva ulteriormente peggiorato le sue condizioni fisiche già estremamente deficitarie a causa della malattia. Le condizioni di O Rei (in italiano Il Re) nelle ultime settimane erano peggiorate drasticamente. Il paziente era stato trasferito nel reparto cure palliative, vista l’inefficacia della chemioterapia. Pelé, assistito dai figli, negli ultimi giorni aveva accusato complicazioni a livello cardiaco e renale.

L’ospedale Albert Einstein ha confermato “con rammarico la morte di Edson Arantes do Nascimento, Pelé, oggi, 29 dicembre 2022, alle 15:27, a causa di insufficienza multiorgano, risultato della progressione del cancro del colon associato alla sua precedente condizione clinica. L’ospedale Israelita Albert Einstein è solidale con la famiglia e tutti coloro che soffrono per la perdita del nostro caro re del calcio”, si legge nella nota dell’Ospedale.

Come scrive ‘Globoesporte’, Pelé verrà sepolto a Santos, comune del Brasile nello Stato di San Paolo e, soprattutto, il comune dove giocava la squadra in cui ha militato per quasi 20 anni. La famiglia non ha ancora rilasciato dettagli sulla veglia, ma nei giorni scorsi a Vila Belmiro è stata allestita una struttura per ospitare la veglia.

Pelé nel corso della sua carriera si è dimostrato un calciatore completo, capace di coniugare tecnica e abilità atletiche, intelligenza e velocità, precisione nei passaggi e senso del gol. A tal proposito, si ricorda che segnò cinque reti in un solo incontro in almeno sei occasioni, realizzò quattro gol in una singola partita trenta volte e aggiunse a ciò novantadue triplette. Il giornalista sportivo Gianni Brera disse che “Pelé vede il gioco suo e dei compagni: lascia duettare in affondo chi assume l’iniziativa dell’attacco e, scattando a fior d’erba, arriva a concludere. Mettete tutti gli assi che volete in negativo, poneteli uno sull’altro: esce una faccia nera, un par di cosce ipertrofiche e un tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti”.

Il repertorio di dribbling di Pelé includeva una particolare giocata che in Brasile viene chiamata ‘drible da vaca’; un esempio di questa si ebbe nella partita contro l’Uruguay del Mondiale del 1970, quando l’attaccante lasciò passare il pallone, senza toccarlo, verso un lato del portiere Ladislao Mazurkiewicz e si lanciò su quello opposto, disorientando l’avversario. Abile con entrambi i piedi, Pelé fu anche un eccelso colpitore di testa, nonostante la statura relativamente ridotta; nella finale della citata edizione dei Mondiali di calcio marcò un gol effettuando un balzo da atleta.

Il centravanti detiene il record planetario di gol segnati: 1281 in 1363 partite. Definito Pérola Negra (Perla Nera), è il “Calciatore del Secolo per la Fifa” e il Pallone d’oro Fifa del secolo. Successivamente ha ricevuto, unico calciatore al mondo, il Pallone d’oro Fifa onorario. In carriera ha vestito, principalmente, la maglia del Santos, dal 1957 al 1974, vincendo 10 volte il campionato Paulista, 4 volte il Torneo Rio-San Paolo, 6 volte il Campeonato Brasileiro serie A, 5 volte la Taca Brasil, 2 volte la Copa Libertadores e altrettante Coppe Intercontinentali, una Supercoppa dei Campioni Intercontinentali. Con il Santos 580 presenze e 568 gol realizzati. Nel finale di carriera (1975-1977), ha indossato la casacca degli americani del N.Y. Cosmos per 56 volte, segnando 31 reti. È stato l’unico calciatore al mondo a vincere 3 Mondiali con la nazionale: 1958, 1962 e 1970. Con i verdeoro del Brasile (1957-1971) in 92 partite è andato a segno 77 volte. Il mondo del calcio, ma non solo, piange la perdita di un grande campione, dentro e fuori dal campo, lasciando un vuoto incolmabile per questo sport. “O Rei”, come tutte le leggende, non morirà mai, ma, resterà nella memoria di tutti.