D’intuire l’Unità d’Italia se ne incaricarono gli intellettuali

La letteratura italiana è stata da sempre celebrata anche quando esisteva solo geograficamente. La ricchezza dei tratti regionali ha sempre posto in evidenza le diverse culture, attraverso la narrazione di storie ricche di particolari legati al territorio. Non sono mancati, però, opere che hanno dato un carattere politico-unitario a tutto il Paese.

Uno dei primi esempi di “risorgimento culturale” oltre che ideologico ci è dato da uno dei padri della cultura italiana: il Manzoni quando scrive in Marzo 1821; riferendosi all’Italia: «Una d’arme, di lingua e d’altare». E sempre Alessandro Manzoni, quando scrive Il Conte di Carmagnola, sottolinea la drammaticità delle guerre fratricide combattute perché non si parlava una lingua comune, in quanto ognuno riteneva che la lingua del proprio territorio fosse quella “nazionale”.

Il Manzoni sottolineava anche che il non intendere una “unità di sangue” significava negare che l’Italia era composta da italiani aventi un’unica genia iniziale, se pur con tante impurità accumulate da secoli di invasioni straniere. La riprova di quanto il nostro autore affermava la si è avuta proprio durante il periodo storico del Risorgimento italiano quando, man mano che si intravvedevano le possibilità di unificazione politica, diminuivano le diversità socio-politiche tra le varie regioni.

Grande contributo fu dato anche da Ippolito Nievo quando scrisse Le Confessioni di un Italiano mentre affidava all’opera la smentita che il territorio italico fosse costituito da una molteplicità di caratteri e di costumi. Sempre nelle Confessioni di un Italiano il Nievo addirittura afferma che Venezia è stata fondata dai romani di Metella.

Quello che forse è considerato il romanzo storico italiano per antonomasia ci è dato da Massimo d’Azzeglio con l’Ettore Fieramosca, pubblicato nel 1833, al quale l’autore affida la difesa dell’onore italiano contro le offese espresse dai francesi.

D’Azeglio contrappone, in quella che sarà meglio ricordata come la Disfida di Barletta, a una rappresentanza di cavalieri campioni francesi quella di italiani.

La genialità dell’autore fu quella di affidare il compito della difesa dell’onore dell’Italia a uomini provenienti da più parti del territorio e infatti Fieramosca proveniva da Capua (in provincia di Napoli), Marco Carellario veniva da Napoli, Giovenale, Capaccio e Brancaleone erano romani, Salamone e Albimonte erano siciliani; c’erano inoltre Fanfulla da Lodi, Riccio da Parma, Romanello da Forlì, Miale da Troia (pugliese), Aminale da Terni e infine Mariano da Sarni (conosciuto anche come Mariano da Trani).

Il carattere fortemente patriottico fu impresso fino al punto di creare una “figura terza” rappresentata da Prospero Colonna, capitano di ventura, al soldo dell’esercito spagnolo che combatteva i francesi per scacciarli e occupare il territorio (ma sempre come occupanti del territorio italiano). Il Colonna, in qualità di padrino della compagine italiana (nominato tale dagli spagnoli), prima del “fiero cimento” (per usare le parole dell’autore) passa in rassegna i cavalieri italiani e pronuncia loro un discorso d’incitamento: «Vedo tra voi Napoletani, Lombardi, Siciliani e Romani. Voi siete i figli dell’Italia e sarà ugualmente divisa fra voi l’onore della vittoria. Voi italiani siete di fronte a occupanti stranieri che gridano “Italiani codardi” e a voi il compito di difendere l’onore dell’Italia e degli italiani».

Il d’Azeglio in queste pagine caricò i patrioti rappresentanti-difensori di uno spiccato amor di Patria e di una coscienza identitaria che altri intellettuali ancora non avevano realizzato.

Indubbiamente d’Azeglio fu uno dei pilastri del Risorgimento italiano anche quando affermava che era giustificato chi “modificando la realtà storica tendeva alla creazione di una verità storica”.

Purtroppo sempre il d’Azeglio, già primo ministro di Vittorio Emanuele II, affermò che le “Speranze d’Italia” si erano concretizzate attraverso la storia del nostro Risorgimento che solo a Torino aveva trovato il principale punto di forza e le migliori menti e condizioni per guidarne la realizzazione.

Verrebbe da dire: Viva l’Italia e gli italiani del Nord, del Centro e del Sud. Chi ha orecchie per intendere intenda!

Rude Clava
Rude Clava
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