Il Comune di Potenza è fermo perché non riesce a eleggere il Presidente del Consiglio Comunale. Tale incapacità comporta che ogni provvedimento da adottare, anche nei confronti di terzi, del tipo, creditori, viene rinviato sine die.
Ora è il caso di osservare come da un punto di vista politico, lo scoglio denota una specifica inattitudine alla politica dei suoi attori, visto che neanche nella maggioranza, cosiddetta, si riesce a trovare un’intesa, ed è quanto dire, mentre da un punto di vista della responsabilità, bloccare le attività del consiglio perché ci si accapiglia su chi dovrà sedere sulla poltrona di presidente del consiglio, portare la relativa coppola, ma soprattutto godere dell’indennizzo previsto, l’intero battaglione dei consiglieri, che siano di maggioranza o di minoranza, denota una spensieratezza degna di un adolescente rispetto alle regole imposte dalla mamma.
Devo presumere che i consiglieri, tutti, non si rendano conto del ridicolo di cui si coprono, ma, è bene osservare come non si rendano conto neanche delle responsabilità cui vanno incontro e cui va incontro l’ente da loro, a questo punto, ben indegnamente rappresentato.
L’esistenza di debiti, derivanti da sentenze definitive e da anni esecutive, mai riconosciuti, per esempio, è una responsabilità finanziaria ben grave, come racconta il D. lgv 267/00, che, evidentemente, i consiglieri, ma i funzionari prima di loro, o non conoscono o non intendono rispettare per fare il cosiddetto dispetto al capostazione.
Nel frattempo giocano a fare i politici abbandonando l’aula consiliare per far mancare il numero legale utile per adottare i provvedimenti necessari, dovuti e utili agli sfortunati terzi. A farlo mancare, il numero legale, concorrono consiglieri alleati del Sindaco e consiglieri suoi avversari, in una provvisoria comune lotta tesa da un lato a dimostrare come una maggioranza non sia in grado di governare e dall’altro come non si possa tener conto delle bizze di ognuno, dimostrando come sia facile togliersi le responsabilità dalle spalle con un colpo di mano quasi si trattasse di una foglia secca che il vento ha accompagnato sulle spalle.
La domanda è quale utilità questa classe politica apporti al bene comune. E, visto che la risposta pare inequivocabilmente “nessuna”, chiedo la grazia al Signore affinché la classe politica cittadina, rappresentante del popolo, riesca a diventare consapevole dei suoi doveri, della sua inattitudine a fare politica, vieppiù ad amministrare, del male che arreca all’ente e alla popolazione nel cui interesse dice di operare.
Ovviamente per dire, chè si sa già che la supponenza di questi amabili attori, pari all’orgogliosa presa di posizione tipica di un adolescente di fronte a un supposto problema così come evidenziato da un adulto, eternamente accusato di incapacità di metabolizzare la sensibilità dei giovani, giammai muterà di una virgola, in assenza, anche, di partiti alle loro spalle capaci di insegnare loro una qualsivoglia forma di responsabilità, evidentemente, non conoscendone le sembianze.
Chiedersi che peccato abbiamo fatto è, però, fuori binario, giacché pur sono stati votati i disertori del consiglio. Quindi ciccia. Ogni città ha il governo che merita, si potrebbe banalmente concludere, e in tal senso, umilmente, concludo.