di Giovanni Agoglia
In paese da qualche decennio è in corso il dibattito sul nome: ripristinare Salvia oppure lasciare le cose come i fatti hanno determinato, nel mentre campeggia nei locali, su prodotti e magliette un falso ritratto di Giovanni Passannante.
Negli ultimi anni ‘70 all’Università di Salerno mi laureai in materie letterarie discutendo la tesi: “L’attentato ad Umberto I da parte di Giovanni Passanante”. Detta ricerca fu pubblicata a episodi dal giornalista Leonardo Sacco sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Mario Trufelli della sede Rai di Potenza, in seguito a tali pubblicazioni, mise in onda una serie di servizi insistendo soprattutto per ripristinare l’antica denominazione di Salvia, proponendo anche un referendum per il cambio del nome. All’inizio degli anni ‘80 vinsi un concorso nazionale come direttore didattico ed ebbi la sede a Lucca. Intanto il clamore sul caso Savoia-Passannante si diffondeva, fui sollecitato a pubblicare la mia tesi di laurea. Ripresi le ricerche che si conclusero con la pubblicazione: “Savoia di Lucania – Storia di un nome”. Tacchi Editore – Pisa 1889.
In seguito ci fu qualche altra pubblicazione e tante iniziative. Nacque un comitato pro Salvia, contemporaneamente un altro pro Savoia.
Il Comune si fece portabandiera del caso facendo una raccolta di documenti sui fatti in questione pubblicizzati da un quadro che riporta l’immagine riportata sopra. Feci presente che era un falso, ma, come si dice, fecero “orecchie da mercanti”. Ho continuato a diffondere il vero ritratto di Passannante senza nessun risultato.
Ora mi sono deciso a dare a questa persona quello che in vita gli è stato negato: rispetto della persona e dignità. Fu segregato all’isola d’Elba per 10 anni non gli furono concesse visite, non ebbe mai la possibilità di vedere e/o parlare con essere umano, il divieto continuò nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino. Ora anche il suo paese di origine gli nega l’identità.
Sono sorpreso per l’inerzia, a questo riguardo, del comitato pro Salvia. Mi auguro che si unisca a queste mie iniziative affinché l’identità di Giovanni Passannante venga riconosciuta.
A corredo della mia tesi cito una serie di fonti che ne dimostrano la veridicità.
Per verificare quanto sostengo è sufficiente consultare queste fonti:
- Archivio di Stato di Napoli – Sezione Giudiziaria – Procedimento Penale – Fascicolo 104 anno 1879, a detto fascicolo è allegato il ritratto fatto da un disegnatore ammesso dal tribunale per riprodurre l’imputato;
- La perizia medica redatta dal collegio sanitario nominato dalla Corte per verificare lo stato di mente del Passannante che dice testualmente: “Antropometria: G.P. ha anni 29 anni, è di costituzione scheletrica mingherlina, alto m. 1,63, peso kg. 51,500 …. altezza della faccia mm 104…, il cranio di forma leggermente brachicefala, sebbene non voluminoso, pure è normalmente sviluppato in proporzione alla statura ed alla costituzione scheletrica e che lo è tanto in senso verticale che orizzontale…… Ha capelli, barba ed iridi castani….”
- C. Lombroso “Considerazioni al processo Passannante” Napoli Ed. Detken 1879, contiene nel libro la copia del dipinto allegato al processo;
- G. Virgilio “Passannante e la natura morbosa del delitto” – Roma Tipografia Loescher e C. 1888, in cui è inserito il ritratto del processo;
- G. Porcari “Processo ad un anarchico a Napoli” – Ed. Delfino 1975, l’immagine è riportato con il ritratto che si trova nel fascicolo suddetto;
- G. Agoglia “Savoia di Lucania – Storia di un nome” Tacchi Ed. Pisa 1889, riporta analogo ritratto fotocopiato di persona dall’orinale;
- Infine basta confrontare il ritratto in questione con la foto fatta dal dott. G. Rosadi nel manicomio di Montelupo Fiorentino nel 1907, quando il Passannante aveva 58 anni ed inserita nella pubblicazione: “Tra la perduta gente” – Ed Bembora Firenze 1907.
L’immagine che troneggia in paese non è compatibile per le dimensioni a una persona alta m. 1,63 e del peso di kg. 51,500, inoltre ha i baffi, cosa che i periti non evidenziano, citano solo il colore dei capelli e della barba.
Infine basta confrontare le immagini di seguito per rendersi conto che la terza è un falso.
È il momento di rendere giustizia a Giovanni Passannante, rinnovo l’invito alle persone che fanno parte dell’associazione pro Passannante a impegnarsi per far riconoscere la vera immagine del personaggio che vogliono difendere.
Immagine: ritratto allegato al fascicolo del processo.