C’era una volta il carro del buon spazzaturaio Raffaele

A cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, la città di Potenza con una popolazione che oscillava dai 32.500 a 43.500 abitanti non aveva ancora subìto quell’urbanizzazione selvaggia e disordinata, accentuata in seguito al sisma del 1980, che oggi la caratterizza. Al centro storico, il cui fulcro era la pullulante via Pretoria, un’antesignana isola pedonale di tutto rispetto, facevano da ottima cornice urbana il Rione Italia e il Rione Santa Maria. Ciò che colpiva era la pulizia delle sue strade e la cura scrupolosa che le Amministrazioni comunali assicuravano con mezzi idonei e personale adeguato. La via Pretoria, il Parco di Montereale, le aiuole e alberelli che contornavano le strade da Viale Trieste (oggi Viale Dante) a via Mazzini fino alla Villa di Santa Maria davano l’idea di una città di provincia che per quanto piccola aveva una sua identità specifica non ipocrita e consumistica né tanto meno provinciale, nel senso negativo del termine, pur non avendo ancora strutture adeguate al ruolo di capoluogo di regione.

La città che invece si offre ai suoi abitanti, selvaggiamente inurbati tra l’immediato centro storico e la disordinata periferia, sembra qualcosa di diverso dal passato recente di cui si parlava prima, sommersa da rifiuti tra cassonetti rovesciati o stracolmi di tutto quel che la società consumistica produce, in barba alla raccolta differenziata di cui l’amministrazione comunale si fa paladina solo con scoop pubblicitari pavoneggiandosi dietro paraventi tecnologici di dubbia efficacia!

Michele Vista
Michele Vista
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