di asterisco
Si fa in questi giorni un gran parlare della snaturata realtà in cui versa il centro storico del capoluogo lucano. Fiumi di parole sulle possibili cose da fare, senza nessun cenno a cosa sia stato realmente fatto negli ultimi decenni: solo ripetuti castelli di sabbia, progetti senza prospettive future, una sarabanda di eventi estemporanei con risultati nulli ed effimeri, fin troppo prevedibili ma ignorati irresponsabilmente dalle amministrazioni varie che si sono succedute.
Non è mai stato preso in considerazione il patologico disordine e dissesto urbano che ha profondamente mutato il tessuto sociale della città. Sono spuntate periferie anonime, alla stregua di tanti alveari senza un benché minimo e coerente carattere residenziale e commerciale, differenti identità e nuclei sociali sparsi intorno al centro storico propriamente detto, compreso fino agli anni Settanta tra la Torre Guevara, oggi restaurata, e il Parco di Montereale ma con un suo tessuto sociale ancora presente che si è andato progressivamente estinguendo in una fin troppo prevedibile agonia oggi comatosa dalla quale non è facile uscirne.
Leggere sulle pagine di vari notiziari locali l’esaltazione di iniziative che possano stimolare un risveglio è a dir poco ridicolo. Si adducono come panacee risolutive le stesse cose frutto di abulie consumistiche che ne sono state le cause primarie. A essere onesti il sisma del 1980 non si può sottacere, ma occorre pur riconoscere i tanti errori compiuti per l’incompetenza o meglio il non saper guardare in una prospettiva futura. Atavica spartizione di competenze e interessi imprenditoriali con scadenze temporali fin troppo prevedibili, giocando anche sulle lungaggini burocratiche alla base dei tanti disservizi di cui non si può non essere testimoni.
Si potrebbe stilare un lungo elenco, a partire dal notevole patrimonio immobiliare, quasi abbandonato nel centro storico, di uffici ed enti di pubblica utilità privilegiando, non si capisce bene con quali utili interessi per la collettività, nuovi edifici nelle periferie disordinate. Esempi emblematici possono dirci molto: il palazzo degli uffici governativi, un tempo chiamato delle Poste e Telegrafi, il palazzo dell’ex Biblioteca Provinciale, il vasto complesso della Caserma Lucana di Santa Maria e le nuove sedi distaccate un po’ dappertutto senza un minimo di razionalità, d’importanti uffici pubblici come regioni, poste e abnormi campus universitari.
Tali dislocazioni hanno, di fatto, annullato le capacità identitarie e sociali del vecchio centro storico stravolgendo in maniera caotica la mobilità relativa e l’uso del mezzo pubblico. Disordine che si accumulerà senza dubbio con le fantasmagoriche visioni che i tanti santoni dell’informazione
nostrana si divertono con indecenza malsana a profferire!