Benvenuti in Lucania, dove la realtà e l’assurdo sono indistinguibili

di Arretone di Rupe Scissa

Lucania, terra antica, poetica e un po’ dimenticata, è in verità governata da un’entità semi-eterea, metà-mistica, in bilico tra il mito e l’assurdo. Quasi come un’opera di Luciano di Samosata, filosofo e satirista del secondo secolo d.C., questo consesso regionale riesce a somigliare più a un’antica rappresentazione teatrale dell’inespresso che a una vera assemblea: infatti, in quanto a concretezza e decisioni risolutive, ha forse meno potere di un’assemblea condominiale in pieno agosto. Ma attenzione! Al suo interno gli “incroci di interessi” pullulano come i comizi su Marte.

I cittadini lucani osservano questo spettacolo tra il divertito e il disperato, percependo una sola certezza: le risposte che cercano restano sempre ben lontane da ciò che l’assemblea regionale lucana ha da offrire. C’è chi tra i più creativi auspica addirittura un esperimento termonucleare – sì, avete capito bene, termonucleare – da compiersi sul territorio lucano per dare il via a una nuova specie di homo sapiens, frutto di una mutazione genetica sperimentale, conforme ai princìpi dell’evoluzione di Darwin, ma potenziata da un pizzico di apocalisse.

A chi si sente scettico riguardo a queste idee avveniristiche ricordiamo che la Basilicata vanta un passato spaziale invidiabile. Sì, gli storici ricordano bene come i primi cosmonauti, armati di coraggio e gusci di tartaruga riciclati partirono dal monte Arioso verso Plutone circa 150.000 anni fa. Chi può dire cosa accadrà, dunque se un giorno i lucani riuscissero a costruire droni da combattimento con la stessa tenacia? Si vocifera che questi droni, carichi di diserbanti, potrebbero abbattersi “come corpo morto cade” direttamente su Viale Verrastro, l’ombelico amministrativo lucano, sperando che la pioggia tossica di erbacce digitali produca l’effetto sperato: rendere il consesso immobile e inefficace… ancora più immobile e inefficace.

Nel frattempo, la crisi idrica colpisce duro, anche in una terra famosa per la ricchezza delle sue sorgenti. E come risolverla? Facile! Chi non ha mai sognato colonne di autobotti che, in fila ordinata come un corteo regale, trasportano acqua dal Pertusillo alla Camastra? Pare che Alibardi, luminare locale, abbia in mente un’idea ancora più avveniristica: schierare centinaia di elicotteri di ultima generazione, la versione aggiornata degli Apache americani, con una missione speciale – bombardare le nuvole di Giove Pluvio fino a farle “piangere” su questa terra desolata. Nulla di meno: un piano di “idro-terrorismo pluviale,” che promette centilitri di pioggia su valli e colline in cambio di qualche sforzo ingegneristico.

Come se non bastasse antropologi e scienziati sono al lavoro per studiare i lucani stessi, afflitti da una bizzarra patologia finora sconosciuta sul pianeta Terra, la “Vigliaffo”. Pare che i lucani provengano da un universo parallelo chiamato “Antitropia”, un luogo in cui ogni cosa accade al contrario rispetto all’universo conosciuto. Qui la crisi idrica viene risolta con la secchezza e l’abbondanza si ottiene solo col massimo della scarsità. Da millenni questo popolo silenzioso vive tra noi, osservando passivamente mentre il Consiglio Regionale Lucano, con la sua saggezza parallela, opera in totale sinergia con l’assurdo.

Dal loro quartier generale situato sulla vetta del monte Arioso, intanto, gli impiegati dell’ufficio anagrafico aggiornano ogni giorno la lista dei residenti, ormai giunta a miliardi di nomi. L’unico modo per contenere così tante persone nello spazio ridotto della Lucania è adottare una tattica micrometrica: ogni residente è, infatti, talmente piccolo da potersi accomodare senza sforzo nello scarpone sinistro di Polifemo nei giorni pari e in quello destro nei giorni dispari. Non male come sistema di turnazione!

E così, il Consiglio Regionale Lucano, come un racconto di Luciano di Samosata, ci regala continue perle di meraviglia tra il sarcastico e l’irriverente. Mentre i cittadini lucani continuano a guardare con ironico distacco questo assurdo “esperimento amministrativo” un dubbio rimane: cosa accadrà quando decideranno di mandare davvero quei droni su Viale Verrastro o se, nella grande tradizione di Luciano, il prossimo ordine del giorno sarà una missione spaziale verso Nettuno?

L’avventura lucana continua, ricordandoci che, tra miti e assurdità, il vero miracolo sta nell’arte di prendere tutto con una buona dose di spirito. Del resto se i cittadini di Antitropia ce l’hanno fatta a colonizzare il nostro mondo della Basilicata chissà che anche i lucani non riescano a trasformare l’assurdo in epico…

Se la Basilicata fosse una tragedia greca, il Consiglio Regionale Lucano sarebbe senz’altro il suo coro. Un coro che, anziché limitarsi a commentare il dramma, finisce per amplificarlo con sforzi sovrumani. Qualcuno suggerisce che i membri del Consiglio siano più impegnati in intrighi e trame degne di un romanzo bizantino che a risolvere le questioni concrete del popolo lucano. Così, ogni seduta sembra un’assemblea tra semidei dell’assurdo, intenti a lanciarsi epiteti come “Eracle dell’Idiozia” e “Atena della Complicazione” mentre discutono di grandi progetti che forse non vedranno mai la luce, tra proposte di ponti sospesi nel vuoto e tunnel idrici che portano… da nessuna parte.

E così, quando si parla di sviluppo si sente spesso nominare il Monte Viggiano, mistificato e simbolico, come il luogo destinato a diventare la “Silicon Valley lucana” – ma per ora ospita solo un assortimento di fabbriche petrolifere che non producono, però, tecnologia avanzata bensì solo… petrolio -. Anche qui, il paradosso è ovunque: una “regione ricca” dove l’energia resta lontana dalla vita quotidiana. Mentre il petrolio fluisce sotto la terra lucana la bolletta dell’elettricità dei cittadini continua a crescere come il raccolto di ulivi in una buona annata.

Non mancano idee innovative anche in ambito turistico direttamente ispirate dall’universo parallelo di Antitropia. Qualcuno sogna di trasformare la regione in un paradiso esotico per viaggiatori spaziali, dove l’intrattenimento ruota attorno alla storica tradizione del “Mappazzone Interdimensionale”: un mix di street food locale e esperienze cosmiche, come la possibilità di lanciarsi in orbita dalla cima del Monte Pollino, equipaggiati solo di un vecchio motorino d’annata e di un casco di sicurezza firmato dal Consiglio Regionale stesso. L’idea è un successo: turisti arrivano da ogni angolo del multiverso per godersi un giro di prova su quello che gli esperti chiamano “il razzo del contadino” pronto a portarli ben oltre i confini della galassia conosciuta. E non è finita qui: al fine di spingere il turismo naturalistico, il Consiglio sta pensando di costruire un gigantesco specchio concavo tra il Pertusillo e il Monte Sirino, capace di amplificare l’illuminazione solare e creare un effetto di “rifrazione divina”. I risultati, almeno per ora, sembrano solo ustionare qualche pecora, ma c’è chi sostiene che si tratti di una nuova fonte di energia alternativa.

Non sarebbe davvero Lucania senza una misteriosa sindrome locale. Dimenticate la febbre del sabato sera, la Basilicata vanta un’epidemia che nessun’altra regione può vantare: la “Sindromina Lucanina”. I sintomi? Un’irrefrenabile passività, che si manifesta con una resistenza totale al cambiamento, una capacità straordinaria di sopportare l’assurdo e una tendenza unica a fare spallucce davanti all’inverosimile. Chi ne è colpito si sente in pace solo nel “non far nulla” mentre contempla da lontano i proclami dei governanti.

Gli scienziati non sanno come curarla, ma c’è chi giura che la cura potrebbe venire dal folklore lucano stesso. La leggenda vuole che se riuscite a scalare il Monte Arioso tre volte senza mai fare domande e senza mai rispondere a nessuno potreste finalmente liberarvi della Sindromina e rientrare nell’universo conosciuto. Ma attenzione! Pare che chi abbia provato a spezzare questo incantesimo sia stato inghiottito per sempre dall’Antitropia.

Mentre l’organo di governo continua il suo spettacolo surreale c’è chi consulta l’oracolo, sì perché in Lucania persino l’oracolo non manca! La Pizia della Basilicata, una donna misteriosa che vive tra i calanchi e che comunica solo tramite battute d’arrosto e indovinelli incomprensibili, è stata recentemente interpellata sulle sorti della regione. Le sue profezie, trascritte su tabelle dell’Istat, parlano chiaro: entro l’anno 3000, Lucania sarà sede della prima Sagra dell’Inutile, un evento che promette di attrarre milioni di pellegrini dal multiverso, tutti desiderosi di ammirare il nulla.

E quindi, tra esperimenti termonucleari, elicotteri piangenti e razzi contadini, i lucani continuano a vivere, sospesi tra fantasia e realtà, ironia e rassegnazione in quella che potrebbe benissimo essere una saga epica o una commedia tragicomica. Un luogo dove l’assurdo è diventato normalità e il governo, nell’infinita ricerca del paradosso, si rivela davvero l’unico vero monumento alla realtà di questa terra: una realtà a cui, come Luciano di Samosata insegna, si può rispondere solo con una risata amara, un’alzata di spalle… o, per i più coraggiosi, una fuga verso un altro universo.

Ed ecco che si giunge alla fine di questo viaggio in un regno che, per chi lo vive, sembra fluttuare tra utopia e paradosso, sospeso tra i picchi del Pollino e le nebbie del monte Sirino. Perché, alla fine, cos’è davvero il Consiglio Regionale Lucano se non un esperimento di fisica quantistica applicata alla politica? È lì, ma solo in teoria. Esiste, ma non del tutto. Ogni decisione è presa, ma anche rimandata. Ogni problema è discusso, ma mai risolto. Gli antropologi, giunti da ogni dove per capire il “mistero lucano,” sono unanimi: più che una regione, la Basilicata è un loop temporale dove l’assurdo si ripete in eterno.

Ma forse dietro questa messinscena politica e amministrativa c’è un messaggio segreto: un elogio alla resilienza e alla capacità di adattamento di un popolo che, tra mutazioni cosmiche e sogni a occhi aperti, è riuscito a fare dell’assurdo il suo modo di vivere. I lucani, in fondo, potrebbero benissimo essere discendenti diretti dei filosofi antichi che, seduti sugli scogli, interrogavano il senso della vita. Solo che, in questo caso, lo fanno in silenzio, a braccia incrociate, osservando il consesso dei politici che si dibatte nella sua tragicommedia quotidiana.

Dopo millenni di immobile quiete un’altra delle profezie della Pizia lucana potrebbe avere presto luogo. Si dice infatti che il destino finale della Basilicata sia quello di diventare la capitale di un Governo Interstellare dell’Assurdo, dove tutte le regioni d’Italia – e persino qualche pianeta dimenticato – potranno inviare i loro problemi irrisolti, le loro crisi idriche, i loro organi di governo  difettosi e i loro sogni di mutazioni genetiche. Da questa sede surreale, l’assemblea dei politici lucani, con il suo fare mistico e incomprensibile, risponderà a tutto con i suoi consueti non-risultati, ma con una profondità che solo l’Antitropia può offrire.

E così la Basilicata resta lì, come una piccola galassia misteriosa, incomprensibile agli occhi esterni, una terra che sembra unificare il senso del tragico con quello del ridicolo. Chi ne fa parte sa che, alla fine, c’è una poesia in questa realtà, anche se grottesca e paradossale. I lucani continueranno a camminare sotto i cieli carichi di piogge inesistenti, a guardare il Palazzo regionale con la stessa aria incredula di sempre e a portare avanti il loro quotidiano, tra una stretta di spalle e un mezzo sorriso. In fondo, per chi vive in una regione che sfida la logica, non c’è bisogno di miracoli, di promesse o di grandi rivoluzioni. Basta un po’ di autoironia, quella risata malinconica che Luciano di Samosata avrebbe sicuramente apprezzato e la consapevolezza che, anche se non cambierà mai nulla, il vero miracolo è l’assurda bellezza di riuscire a stare a galla in un mare di paradossi.