La specie umana non finirà mai di stupire perché la sua evoluzione è sempre attiva e dinamica, pronta a scattare quando meno te lo aspetti. Quelle che erano alcune sue peculiarità vengono magicamente perse per acquistarne delle altre, non sempre positive, ma a volte eclatanti e sbalorditive. Ad esempio, ritornando indietro con la memoria, si ricorda che per un nonnulla si provava vergogna. Bastava un semplice rimprovero, anche per una sciocchezza, che si arrossiva per la vergogna che si provava di fronte alle altre persone. Anche uno sguardo di disappunto faceva avvampare il volto di rossore per la vergogna che immediatamente si provava. Tutto poi scaturiva da quel nobile sentimento che la sottendeva, ovvero il pudore. Ma l’evoluzione dei tempi, le mille circostanze, le tantissime tentazioni quotidiane, i bisogni sempre crescenti, il non saper più dire di no agli altri per l’eccessiva bontà d’animo (questo sì che è un sentimento rimasto inalterato in alcuni) ci si ritrova dove non si vorrebbe mai essere: il collegio forzato. Questo però è il prezzo del progresso, della civiltà, del vivere in maniera adeguata, non tribale, ma invece con tutto ciò che rende felici ed appagati. Basta però non essere egoisti e condividere felicemente e in vacanza il tutto con la famiglia e gli amici. Perché l’evoluzione della specie per questo particolare aspetto applica fedelmente quanto anticipato da Pirandello: «… Attendete a vivere per voi, e fate bene, senza darvi pensiero di ciò che intanto possiate essere per gli altri; non già perché dell’altrui giudizio non vi importi nulla, chè anzi ve ne importa moltissimo, ma perché siete nella beata illusione che gli altri, da fuori, vi debbano rappresentare in sé come voi a voi stessi vi rappresentate….». Quindi quale inutile necessità provare verso quel fastidioso senso della vergogna e avvertire quel antico pudore perché in fondo basta assolversi da sé, sapendo che gli altri ci vedono esattamente con i nostri stessi nobili e santi sentimenti. Beata evoluzione.
