di Nick Pilarcio Flocculante
Il Basento diventa protagonista di un dramma ecologico che neanche una soap opera potrebbe battere! Le acque del fiume sarebbero tranquillamente adatte alla potabilizzazione o almeno così ci viene detto… ma con un piccolissimo asterisco: solo due inquinanti su cento sfuggono ai parametri. Un peccatuccio veniale, no? Perché preoccuparsi se tra il “quasi tutto a posto” e il “totalmente sicuro” si infila giusto qualche tensioattivo in eccesso. Al massimo ci beviamo un po’ di schiuma, giusto quel tocco frizzante che ravviva la vita.
E la normativa? Beh, nessuno si prenda il disturbo di leggerla; chi la capisce è già in pochi e i dettagli tecnici sono ottimi per confondere ulteriormente chiunque tenti di capire qualcosa. Alla fine non siamo tutti chimici, giusto?
Ah, il potabilizzatore di Masseria Romaniello, fiore all’occhiello della tecnologia… del secolo scorso! Altro che innovazioni all’avanguardia: perché migliorare un impianto che va così bene da riuscire a trattare (forse) perfino quei pochi contaminanti fuori norma? A sentire gli esperti, è “assolutamente in grado di svolgere il suo compito”, salvo non aver mai aggiornato nulla negli ultimi trent’anni. Un po’ come pretendere di far girare l’ultima versione di un software su un vecchio computer a manovella.
Ma che problema c’è? Basta credere nella magia del vintage! Se qualcosa va male c’è sempre il piano B: incolpare il fiume per aver esagerato con gli inquinanti. In fondo il Basento è lì da millenni, si sarà abituato anche lui alla resilienza, no?
E adesso, signori e signore, il pezzo forte: il “monitoraggio settimanale” che garantirà la sicurezza delle acque! Per non parlare della trasparenza nella comunicazione. Cioè “trasparenza” come il fango, intendiamoci. Pare che ogni lunedì ci sarà un campionamento: giusto per tenere l’adrenalina alta e lasciare col fiato sospeso chi ancora non si è rassegnato a bere cocktail di inquinanti.
Quanto alla comunicazione chiara e accessibile c’è la promessa che tutto verrà messo online per la gioia dei cittadini. Per carità, chi non ha il sogno di passare il lunedì sera a leggere rapporti tecnici incomprensibili? E se qualcosa non va pazienza: al massimo lo scopriamo la settimana successiva. O quella dopo ancora, sempre che non sia saltato il wifi.
Parliamo ora dell’eleganza con cui la nostra amata condotta d’acqua si dedica alla nobile arte della dispersione idrica. Con un buco qua e una falla là il sistema sembra un colabrodo strategico, una specie di “acquedotto meditativo”: lascia fluire tutto, in senso letterale. Il tratto tra Camastra e il potabilizzatore di Potenza, che “leggermente” perde acqua a Brindisi di Montagna, è un omaggio all’antica pratica di lasciar andare, magari migliaia di metri cubi. E no, non pensiamo minimamente di riparare il tutto perché per farlo bisognerebbe interrompere l’erogazione idrica per trenta ore.
Ma poi, riflettiamoci: se tappassimo la perdita come gestiremmo l’emergenza idrica? Sarebbe troppo risolutivo e toglierebbe quel brivido continuo ai cittadini. La routine quotidiana della Basilicata perderebbe tutto il suo sapore drammatico. Per non parlare della modernizzazione degli impianti: aggiornare una struttura vecchia di trent’anni? Per cosa? Non ci saranno pure innovazioni mirabolanti ma questa tecnologia analogica fa bene il suo lavoro…o quasi. E così ogni giorno una parte di Basilicata si sveglia e sa che da qualche parte, lontano ma non troppo, l’acqua sta sgocciolando, offrendo a tutti un’esperienza esistenziale collettiva.
Qui si tocca il capolavoro: il modo in cui le autorità affrontano l’arte di “rassicurare” i cittadini è qualcosa che potrebbe fare scuola. Invece di rispondere alle domande pressanti della popolazione le istituzioni adottano una tecnica di comunicazione molto creativa: offrire spiegazioni incomprensibili o dettagli tecnici che solo un Maestro di retorica potrebbe afferrare. E che importa se il cittadino medio ci capisce poco o nulla? A cosa serve sapere se l’acqua è sicura quando puoi semplicemente credere alla parola di un esperto lontano e invisibile?
Il commissario straordinario, con maestria, assicura che “nessuna decisione verrà presa a scapito della salute pubblica”. E come dargli torto? In effetti, l’unica decisione evidente sembra essere quella di non prendersi mai davvero la responsabilità di nulla. Al massimo, possiamo trovare conforto nel sapere che le istituzioni non solo “comprendono le preoccupazioni dei cittadini” ma le accolgono come si accoglie una decorazione natalizia: bella da vedere, ma non troppo vicina alle cose importanti.
E quando tutto questo non basta arriva la chicca: far sapere che si ricorrerà a “esperti nazionali” anche se il piano non è mai troppo chiaro. In fondo non è nemmeno importante sapere chi verrà, basta l’idea di poter chiamare un “esperto”, uno di quei misteriosi personaggi che tutto sanno e che, naturalmente, tutto risolveranno. È come se l’intera strategia fosse un grande spettacolo teatrale, dove l’importante non è che l’acqua sia pulita ma che il pubblico applauda all’uscita.
Eccoci alla fine del grande spettacolo sul fiume Basento, una storia ricca di personaggi, colpi di scena e un’ironia quasi poetica. Abbiamo un potabilizzatore che, con i suoi trent’anni sulle spalle, resiste coraggiosamente come un vecchio eroe stanco, un’infrastruttura che fa meditazione con perdite d’acqua strategiche e una comunicazione pubblica che abbraccia il mistero come pochi sanno fare. Il tutto condito da rapporti tecnici che, tra numeri e normative, sembrano volerci ricordare che l’interpretazione è un’arte, soprattutto quando nessuno capisce cosa significano davvero.
In fondo questa crisi idrica è la perfetta metafora del nostro rapporto con le risorse e con la trasparenza. Non importa quanto l’acqua sia torbida o quanto i tecnici ci rassicurino con frasi lapidarie, la vera priorità sembra essere creare un palcoscenico dove ogni falla, ogni parametro fuori norma e ogni rassicurazione a mezza bocca possa prendere vita. Come in ogni grande show che si rispetti basta che alla fine gli spettatori si sentano parte di qualcosa di grande, misterioso e indecifrabile.
Quindi, bravi tutti! Gli amministratori, i tecnici, gli esperti convocati in extremis e perfino il Basento, che con la sua placida corrente ci guarda dall’alto (o dal basso, a seconda dei livelli di inquinamento) e probabilmente ride di noi. In attesa del prossimo atto, possiamo brindare… magari con una bella bottiglia di acqua minerale.