Dire “no” all’autonomia differenziata è l’obiettivo dei sindacati, che non sono soli contro tale sciagurata decisione. Ci troviamo di fronte ad un disegno di legge di uno Stato che devolve competenze su determinate materie, siamo di fronte ad un’autonomia alla carta, in cui ognuno prende ciò che vuole a prescindere dagli altri problemi e quindi è chiaro che c’è un attacco all’unitarietà del sistema Paese. Poi ci sono ovviamente i risvolti di natura economica: se è vero come è vero che tutto il progetto deve realizzarsi a costo invariato è evidente che alcune regioni ci guadagneranno mentre altre ci perderanno. E la cosa che preoccupa è che il ministro Calderoli nel definire la discussione sui lep ha detto che eventualmente gli stessi verranno finanziati con fondi dell’Fsc. A parte il fatto che apparesembra strano utilizzare i fondi strutturali per la spesa corrente che riguarda i servizi essenziali. È bene ricordare al ministro che gli Fsc sono appannaggio del Mezzogiorno, mentre lui li vuole utilizzare per la definizione dei lep di tutto il territorio nazionale.
Inoltre, nssun elemento dei fondi perequativi è stato messo a disposizione; qui non c’è solo un problema tra Nord e Sud ma anche all’interno del Meridione ci sono aree più disagiate e per eliminare i problemi bisogna dislocare i servizi soprattutto in quelle zone, cosa che finora non è stata fatta.
Altro rilevante problema è lo spopolamento del Sud, particolarmente nelle aree interne e dentro questo scenario il Mezzogiorno perde ogni anno qualcosa come 20mila unità e quelli che vanno via sono soprattutto i giovani. Si è in presenza di un mercato del lavoro che non parla alle nuove generazioni e non si hanno nemmeno servizi rivolti a loro. Bisogna puntare molto su istruzione e formazione e su un mercato del lavoro che “parli” ai giovani.