Armento (PZ). Replica dell’ex sindaco: accuse e chiarimenti

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Maria Felicia Bello, capogruppo di minoranza nel Consiglio comunale di Armento (PZ).

“Appare sorprendente, triste e sconfortante, oltre che di pessimo gusto, il tentativo scomposto di declinare in termini politici il dramma delle prematura e dolorosa scomparsa di una concittadina, da poco anche impegnata nelle azioni amministrative del Comune di Armento. La morte di una donna, ancora giovane, e’ un evento che dovrebbe suggerire decoro e compostezza ispirate dal cordoglio e dal rispetto per il dolore che colpisce la famiglia. Succede invece che, per iniziative di pessimo gusto e di chiara ispirazione denigratoria, la morte di una persona venga strumentalizzata per diffamare la sottoscritta (ex sindaco del paese), evidenziandone l’assenza durante le esequie. Ignari degli impedimenti della scrivente in quei giorni, per impegni di rappresentanza in seno all’Anci, in pieno svolgimento a Torino sin dallo scorso martedì, quindi fuori regione, ci si spinge a fare affermazioni miserabili, derogando ai principi di prudenziale silenzio, gli autori dell’articolo, si avventurano in accuse il cui unico scopo è il costruire polemiche offensive che con la politica non hanno nulla a che fare e che non si fermano neppure difronte alla dolorosa morte di una concittadina. La mia vicinanza personale, oltre che da capogruppo di minoranza, ovviamente è stata immediata, sia a livello istituzionale che personale, e la mia assenza fisica durante la camera ardente della nostra concittadina è stata determinata solo alla mia assenza da Armento per le ragioni spiegate. Il cordoglio personale alla famiglia, che non è mancato e non mancherà anche con la presenza fisica al mio rientro previsto nelle prossime ore, non è contegno di cui fare pubblico sfoggio, come tutti i sentimenti profondi intimi e sinceri. Eviterò di commentare ulteriormente lo squallore che connota i comportamenti di chi, invece, pur di colpire avversari politici, specula sul dramma personale e familiare altrui. Azioni che dovrebbero produrre normalmente un clamoroso senso di vergogna. Ma a certi livelli di profilo umano, la vergogna è già una postura irraggiungibile”.

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