Ancora un’altra triste perdita attanaglia la fine di questo anno che sta vedendo venir meno tanti personaggi. È morta, all’età di 81 anni, a Londra, la famosa stilista Vivienne Westwood.
L’icona di stile dai capelli rossi nasce, l’8 aprile 1941, da una famiglia delle campagne inglesi con uno spirito e una grinta da ribelle così come ha vissuto tutta la sua vita.
Ha forgiato il suo stile su abiti di pelle e borchie, strass e lustrini così come il famoso abito da sposa che Carry Bradshow, della serie TV “Sex and city”, scelse per il suo agognato matrimonio con Mr. Big un abito pomposo e stravagante ma al contempo da un sottotono romantico, così come la storia vissuta nella serie tv.
Passando per le vie delle più grandi città del mondo, osservare le vetrine della Queen del punk, significa osservare un modo di vivere e di concepire la vita oltre i classici stereotipi.
Si pensi alla “Vetrina” dai molteplici nomi come “Let it rock, Too fast to live, top fast to die, Sex” che, assieme all’impresario di “Sex Pistols”, Malcom McLaren, allestì a Londra come un manifesto di ciò che era in voga all’epoca: musica, pelle, borchie e catene. Nell’occhio del mirino, Vivienne rincarò la dose con una collezione molto spinta di abiti tanto da portare le forze dell’ordine ad apporre i sigilli al negozio. Nonostante le provocazioni che i Sex Pistols fecero nei confronti della regina Elisabetta, quest’ultima investì Vivienne dell’Ordine Britannico e lei non si smentì nemmeno durante la celebrazione in cui, dinanzi ai fotografi, si alzò la gonna per mostrare la sua “libertà” senza indossare lingerie.
Continua la sua ascesa sempre di più nella provocazione amando lo stile e la moda dell’Ottocento, fatta di corpetti, parigine e parrucche tanto da spostarsi anche in Francia dove ha curato il suo Atelier.
Una vita spesa per combattere il conformismo, come lei amava sempre ribadire e ricordare a chiunque la incontrasse. Non per altro, è soprannominata la “Queen del punk” per il suo animo da combattente contro tutto ciò che era dettato dal buon costume e dalla società.
Nonostante la sua perdita rimarrà di certo una icona di stile ma anche di coraggio per avere voluto creare un nuovo “ordine dei vestiti” e del modo di indossarli tra scalpore e ammirazione.
