La parafrasi più idonea ci porta a identificare il lupo con il consumismo sfrenato e l’agnello con i comuni mortali che affollano la società moderna. Una massa d’individui incanalati con forza in un percorso difficile che, se non si muta il nostro stile di vita, non ha alcuno sbocco positivo. Siamo passati dal bianco splendente che di più non si può all’igiene battericida che combatte lo sporco al 99,99 per cento (sic), ignorando che ci sommerge ben altro sudiciume materiale e morale. Nell’Ottocento un celebre chimico francese affermava che la misura del grado d’inciviltà di una nazione fosse, per certo, dato dal livello di pulizia, in tutti i sensi, ma anche dalla quantità di rifiuti che produce. Ubriacati e violentati da una verbosità pubblicitaria che non conosce limiti e tenta in tutti modi di condizionare il quotidiano sia nell’attività di lavoro che nel cosiddetto tempo libero, di buona memoria, oggi divenuto pura e semplice alienazione.
La legge naturale ci obbliga per vivere a consumare energia ma ciò non significa sprecarla ammaliati da un apparente e ben circoscritto benessere dettato solo da un individualismo esistenziale che annaspa nella più totale ignoranza. Le possibili alternative devono per prima cosa rispettare quella natura che continuiamo a violentare con manie tecnologiche e imprenditoriali legate solo al profitto di un ristretto numero di “zii paperoni” di disneyana memoria.
Dov’è finita l’arte nel senso della radice greca della parola tecnica intesa come metodo, regola, norma? Oggi ci si fida ciecamente di un algoritmo con cui si ha l’assurda pretesa di risolvere i problemi creandone invece altri di maggiore complessità, altra legge naturale con cui bisogna fare i conti per non cascare in quella che si potrebbe definire obesità neuronale! Viene in mente il famoso slogan di Tino Scotti che pubblicizzava un noto lassativo, ma sul serio basta la parola? Siamo messi proprio male!